Londra, Royal Albert Hall, 4 ottobre 2012
Rock’n'Roll still rules with one of its Masters
Ad agosto aveva cantato il pezzo che è considerato il suo inno durante la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi nella sua città natale. E’ poi tornato nella capitale inglese interpretando lo stesso brano, Waterloo Sunset, insieme a un ospite d’onore quale Paul Weller. Ma ricordare l’esibizione di Ray Davies alla Royal Albert Hall per questo episodio, comunque gradito e applauditissimo, sarebbe riduttivo. Perché il concerto dell’ex leader dei Kinks, uno dei grandi esponenti del beat e dell’intera musica popolare inglese tanto da avere il titolo di Sir, ha avuto il sapore di una festa annunciata. Davies sapeva infatti che il pubblico era venuto a celebrare quasi cinquant’anni di canzoni importanti, tanto da invitarlo a cantarne una buona parte insieme a lui. E a prevedere uno spettacolo in crescendo con l’inizio affidato unicamente a due chitarre (la sua e quella del fidato Bill Shanley) montando poi un ponte sonoro verso la band al completo tra i due brani Sunny Afternoon e Dead End Street. Chi ha familiarità con il repertorio dei Kinks sa che questo è strettamente legato alla figura di Davies che oscurò ben presto quella del fratello Dave. Quindi il concerto è quasi interamente dedicato alle canzoni della formazione nata nel 1963 e sciolta nel 1996, con l’eccezione di In a Moment nella prima parte. Oltre ai classici, alcuni dei quali già citati, Davies ha interpretato alcune perle come Oklahoma Usa, Misfits, Muswell Hillbilly dove la vocazione alla melodia e alla canzone più intimista esce in modo autorevole. Una caratteristica evidenziata anche in Autumn Almanac, 20th Century Man e Days (momento indimenticabile del concerto). Ma è soprattutto l’energia sul palco di questo musicista nato nel 1944 che sembra inesauribile e si concretizza nei brani più rock come ’Til the End of the Day, Lola, All Day and All of the Night e You Really Got Me, inserita nel finale con tutto il pubblico in piedi a cantare e ballare. Aristocratico e rivoluzionario al tempo stesso, Sir Ray Davies sa mettere d’accordo tradizionalisti e punk nel nome della buona musica. E forse è questo a mantenerlo sempre giovane nello spirito, come si conviene ai grandi del Rock’n’Roll.
Michele Manzotti
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