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Un’esperienza d’ascolto con il sassofonista Tim Berne è sicuramente di grande interesse al di là dei gusti. Perché il jazzista newyorchese propone la sua visione del free con il rigore del bop. Una visione completa del jazz dove la sperimentazione non è assolutamente fine a se stessa: anzi, quando sembra che gli strumenti partano per un viaggio senza meta, arriva subito un punto di ripartenza verso altri percorsi. E se la tradizione pare lontana, ecco che fanno capolino il contrappunto classico e la già citata lezione del bop. Per concretizzare questa visione musicale, reperibile su incisioni Ecm (l’ultima è Incidentals), Berne ha creato il suo progetto Snakeoil insieme al clarinettista Oscar Noriega, al pianista Matt Mitchell e il batterista/vibrafonista Ches Smith. Sei i brani proposti nella serata ferrarese, con una pausa a metà resa necessaria a musicisti e ascoltatori. La musica di Snakeoil ha infatti un forte impatto sonoro che al tempo stesso richiede una continua attenzione al pubblico e un impegno fisico in chi suona. Una lezione già evidente nei primi tre brani, con Surface Noise a descrivere al meglio il concetto di rumore al confine con la musica, e che su conferma nella seconda parte con i brani nuovi con More Notes a svilippare un flusso continuo di note melodico e armonico. Successo meritato per un autore di grande concretezza e strumentisti in grado di dare il meglio di loro stessi in brani impegnativi.
Michele Manzotti
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