Arcana Edizioni
www.arcanaedizioni.com
Pagg. 379, Euro 23,50
Davvero arduo introdurre in poche parole il personaggio Ry Cooder: per chi scrive, il musicista californiano è forse oggi il custode più rappresentativo di quell’immenso tesoro che è la musica popolare americana. Parere opinabile, certamente: resta il fatto che pochi altri sono stati in grado di andare oltre un mero recupero della tradizione musicale, per “fare” cultura a 360 gradi: partendo da fenomeni pre-esistenti Cooder ha elaborato materiali ed emozioni nuove, portando la sua concezione del narrare non solo in musica ma anche nel cinema e nella letteratura, creando in fondo veri e propri linguaggi. Il fatto che sia poi uno dei più grandi chitarristi folk/blues di ogni tempo, rende la faccenda piacevolmente più complicata. Ad un tale peso massimo rende piena giustizia “Il Viaggiatore Dei Suoni”, saggio multidisciplinare uscito nel 1996 a firma del giornalista Aldo Pedron, che torna oggi in edizione aggiornata. Il testo di Pedron segue il “classico” stile che rese speciali le edizioni Arcana già negli anni ‘70: non una semplice biografia, ma un collage di interventi tematici intervallati da materiale sparso (interviste, racconti di concerti, e altro). Ed è in fondo questo il modo migliore per gettare degnamente luce su una figura sempre piuttosto schiva, che poco spazio ha lasciato all’aneddotica. Accanto ad una serie di cenni biografici ripercorsi seguendo un’analisi critica della discografia, l’appassionato giornalista si sofferma con grande perizia tanto sulle influenze primarie di Ry Cooder (all’inizio il blues, il country ed infine il folk in pressoché ogni sua declinazione geografica) quanto sulle innumerevoli illustri collaborazioni: da quelle umanamente difficili con Rolling Stones e Captain Beefheart agli incontri di altra caratura con Flaco Jimenez, Ali Farka Tourè, Gabby Pahinui e via dicendo. Doveroso un capitolo dedicato alle colonne sonore – importantissima voce “alternativa” del Ry narratore – ed alle vicende cubane che portarono al trionfo di “Buena Vista Social Club”. Si accennava all’inizio del valore di Cooder come strumentista: il nostro è in effetti riconosciuto come uno dei più grandi chitarristi slide di ieri e di oggi, sebbene non vada sottovalutato il suo approccio ritmico assolutamente originale. Anche qui Pedron non lesina informazioni, regalandoci paragrafi estremamente interessanti sul parco chitarre di Cooder e sul suo stile incredibilmente poliedrico. Assumono infine particolare valore i nuovi capitoli post-1996: il nostro ha infatti ha prodotto negli ultimi 20 anni alcune delle sue opere più belle e mature (basti pensare allo splendido album “Chavez Ravine”, prima parte della cosiddetta trilogia californiana), esponendosi anche personalmente con posizioni politiche forti. Corredato da una discografia dal dettaglio impressionante, Il “Viaggiatore Dei Suoni” restituisce benissimo la bizzarria di un artista eccezionale, sempre sospeso tra scienza musicale e visionarietà; un testo imprescindibile per i seguaci del musicologo di Santa Monica, ma che non dovrebbe comunque mancare nella biblioteca di ogni amante del folk e della American Music in generale.
Pietro Rubino
Tagged Aldo Pedron, Ry Cooder