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The Manhattan Transfer, Ravenna Jazz, Teatro Alighieri, Ravenna, 10 maggio 2018

11 maggio 2018 by Michele Manzotti in Concerti, Recensioni

manhattantransfer.net

Il pensiero è stato rivolto più volte al fondatore. A quel Tim Hauser che ebbe l’idea nei primi anni ’70 e che è scomparso alcuni anni fa. Poteva essere un episodio che avrebbe decretato la fine di una bella avventura musicale. Invece i Manhattan Transfer continuano a incidere dischi e a fare concerti con la stessa passione da 45 anni. Ovviamente, trattandosi di un gruppo vocale, il timbro non è più quello di una volta, ma la professionalità è intatta tanto da conquistare il pubblico che ha affollato il Teatro Alighieri di Ravenna. L’appuntamento con il quartetto americano era infatti tra quelli di maggior richiamo per Ravenna Jazz 2018 grazie una formula che negli anni ha pescato a piene mani da un repertorio ampio, sviluppando la tradizione doo wop e viaggiando di volta in volta su altri territori.

La formazione (Cheryl Bentyne, Janis Siegel, Alan Paul e Trist Curless che ha sostituito Hauser) ha puntato principalmente sui grandi classici lasciando spazio però anche al nuovo disco The Junction appena uscito. Tra i brani di quest’ultimo la versione di Cantaloop Island di Herbie Hancock integrata dall’hip hop degli Us3, Sometimes I Do scritta dal produttore Mervyn Warren e una rivisitazione dello standard Tequila. Poi gli esempi di vocalese (non tratti però dall’album che porta questo nome) come Corner Pocket di Count Basie e l’omaggio ai cento anni di Ella Fitzgerald con A-Tisket, A-Tasket. Infine i brani più conosciuti dei loro inizi: quelli dal primo album That Cat Is High, Tuxedo Junction, Operator, Candy, Java Jive e altri dal secondo dedicati espressamente ad Hauser (On a Little Street in Singapore, Ponciana).

Ad accompagnare il gruppo il trio condotto dal pianista e fedele collaboratore dei Manhattan Transfer Yaron Gershovsky, un musicista di grande valore al quale sono stati affiancati il contrabbassista Boris Kozlov e il batterista Ross Pederson, elementi che si sono limitati a un buon lavoro ma senza particolari guizzi. Dicevamo delle voci: fra le tre storiche Cheryl Bentyne è stata quella che ha mostrato più energia e sicurezza nel timbro riproponendo i suoi celebri acuti. Janis Siegel e Alan Paul hanno anima da vendere per supplire ad alcuni cali di potenza. Esame superato per Trist Curless che ha mostrato di essere entrato nello spirito del quartetto. Un mix di bravura tecnica e visione di spettacolo a 360 gradi formula del successo pluriennale. Un’ora e quaranta di musica con fuori programma praticamente d’obbligo per completare i festeggiamenti. La versione di Birdland dei Weather Report (Siegel travolgente) e Soul Food to Go, versione di Sina scritra da Djavan dall’album Brasil con la registrazione della voce di Hauser in ricordo di chi ha segnato dall’inizio una storia ancora viva.

Michele Manzotti

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