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Già lo scorso anno avevamo sottolineato la formula dell’Americana Uk Festival: un gruppo di club nel quartiere londinese di Hackney ospitano un cospicuo gruppo di artisti a un prezzo popolare per i due giorni di svolgimento. Molte cose sono necessariamente in contemporanea, ma basta armarsi di curiosità e di qualche ascolto preventivo che si possono ascoltare ottimi artisti. Una delle aperture del festival si è svolta al Night Tales dove si prendono le fascette che permettono di assistere al festival: sul palco Izzie Walsh, giovane ma con la vocazione a temi malinconici che esprime prevalentemente con il modo minore. C’è anche qualche sprazzo di rock’n'roll a diffondere un raggio di luce nei brani, comunque ben costruiti.
Una bella autorevolezza è quella dimostrata da Pete Gow, accompagnato da eccellenti musicisti e dal quintetto d’archi The Siren Strings. Al club Oslo, il cantante chitarrista si è distinto per una voce di classe e per una scrittura dove le ispirazioni (ci abbiamo ascoltato i primi Eagles) vengono rese in modo personale. Bella vocazione melodica e arrangiamenti di grande fascino grazie anche alla presenza degli archi. Finale con un brano di Warren Zevon e pubblico festante.
Blair Dunlop è un amico de Il popolo del Blues da quando aveva i calzoni corti. Ciò non vuol dire che bisogna ascoltare un suo set in modo indulgente. Solo che Blair non ne ha bisogno: come avevamo evidenziato anche a Manchester 2018, il cantante chitarrista del Derbyshire incarna in modo calzante il genere Americana pur restando ancorato alle isole britanniche come atmosfera complessiva. La canzone che il Pdb radiofonico ha messo più volte in rotazione, Sweet on You, ha un grande fascino di cui si sono accorti anche gli spettatori,
I Blue Rose Code, progetto del musicista di Edimburgo Ross Wilson, propongono un bel cantautorato molto basato sui testi e, per quanto riguarda l’esibizione, sul gioco fra due voci e e due chitarre. Il risultato è quello di un’atmosfera piacevole che però non deve far pensare a un ascolto rilassante, dato che sono proprio le caratteristiche musicali a porre in evidenza la proposta l’attenzione del pubblico che ha affollato il Paper Dress Vintage.
Sam Baker si presenta come un Hobo sul palco dell’Empire Bar. Ma che musica di qualità, che atmosfera. E che silenzio da parte di un pubblico che ha ascoltato in maniera religiosa il suo set. Le storie degli ultimi, i drammi personali e collettivi sono raccontati con voce rauca, a volte parlati. La profondità di Migants, Tattoed Woman e Broken Fingers è quasi disarmante. Un set straordinario, senza dubbio.
Siamo stati conquistati dalla proposta di Ira Wolf. La cantautrice è originaria del Montana, è di base a Nashville, ha toccato tutti i cinquanta stato della sua nazione, e gli ultimi tre anni li ha vissuto a bordo di un camper. Una circostanza che le ha permesso di scrivere molte delle canzoni che ha proposto all’Hackney Church Brew Co. Bella voce, limpida e acuta, tecnica chitarristica efficace per la sua musica. Brani di grande fascino tra i quali sottolineiamo la ballata Ruby. Speriamo che qualche promoter illuminato la intercetti per portarla nei club italiani.
Finale di serata con un pezzo da novanta quale è Hollie Rogers. Molti colleghi importanti, da Suzanne Vega a Nick Mason, hanno avuto modo di apprezzarla. E con ragione dato che ha una voce che conquista grazie al suo registro basso e a canzoni ben costruite, Sul palco del Night Tales ha saputo dare un’ottima prova supportata da una band che la sostiene musicalmente in modo puntuale, Anche lei in Italia potrebbe avere un seguito importante se si facesse vedere dalle nostre parti.
Michele Manzotti
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