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Nell’attesa che le cose cambino per la musica dal vivo, i concerti si possono ascoltare e vedere sullo schermo di un computer. Per questo l’unione fa in qualche modo la forza per offrire agli appassionati, nel caso specifico di jazz, una serie di esibizioni di qualità. E’ nato così jazzintoscana.it , il sito del «jazz on demand» promosso dal coordinamento dei principali organizzatori di jazz toscani con il contributo della Regione Toscana. Un gruppo di rassegne che abitualmente porta nella regione artisti italiani (e dall’estero quando possibile) in luoghi divenuti poli di attrazione. Del consorzio fanno parte Music Pool, Pisa Jazz, Barga Jazz Festival, Siena Jazz, Musicus Concentus ed Empoli Jazz Ejf. L’abbonamento costa 99 centesimi al mese, con i primi 30 giorni dalla registrazione gratuiti. Tra i concerti proposti c’è Dreamers, progetto della cantante Maria Pia De Vito portato sul palco a Empoli Jazz nel luglio scorso. Ne parliamo con la stessa musicista.
Che ricordo ha del suo concerto in Toscana?
«Intanto mi viene in mente la gioia che ho provato questa estate a suonare dal vivo dopo tanto tempo. Poi a Empoli c’è un gruppo di persone entusiaste che fa sempre piacere ritrovare, grazie all’atmosfera familiare con cui il musicista viene accolto. E questo è il modo giusto anche di creare un pubblico affezionato. Per chi suona sul palco è importante avere davanti persone che sono state preparate ad ascoltarti. Il concerto è un rito collettivo in cui si risuona insieme. Ho un ricordo di grande felicità di quel concerto estivo e quindi mi fa piacere che venga riproposto in questa occasione».
Il progetto Dreamers ha avuto anche uno sbocco discografico, ce lo può presentare?
«Tutto il disco è dedicato a una serie di cantautori di lingua inglese, americani e canadesi. Dagli anni ’60 in poi con la loro scrittura hanno descritto la possibilità di superare le difficoltà sociali e umane. Da David Crosby che scrive The Lee Shore (inno pacifico dei giovani che non volevano andare alla guerra del Vietnam) al grande Bob Dylan (Times They Are-A-Changing). Poi c’è Joni Mitchell che lo esprime sempre sia nei brani personali sia in quelli di tematiche sociali e due brani di Paul Simon in cui si parla dei problemi attuali anche oggi. Ho messo insieme queste canzoni con una selezione piuttosto lunga perché mossa da un senso di scontentezza, e parliamo del pre-Covid (con le diseguaglianze si sono poi accentuate). Tutto questo con una sintassi jazz. Sono affiancata da Enzo Pietropaoli al contrabbasso, e da Julian Oliver Mazzariello al pianoforte che suona con me dal 2008, poi è arrivato Alessandro Paternesi che è un batterista molto sensibile per questo repertorio» .
Nella sua attività ha affrontato repertori di vari autori. Quando sarà possibile tornare a esibirsi, continuerà a presentare Dreamers, o ha nuove idee nel cassetto?
«Il progetto ha una buona vita a livello di media e di attenzione da parte della critica. Però è una produzione che ha ancora necessità di galoppare. In questo periodo di riflessioni, anche cupe, altre idee vengono in mente. Tra l’altro è stato appena ripubblicato per la mia etichetta MPDV records (solo in digitale) un disco che avevo registrato nel 2003, Tumulti. E altre registrazioni forse verranno fuori».
Michele Manzotti
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