(Produzione indipendente)
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Come lo stesso Riccardo Rinaldi afferma: «Quando si lavora come produttore c’è sempre un altro disco da finire, un problema da risolvere, un gruppo da aiutare […]. Così il tempo passa e il tuo lavoro personale rimane nello scaffale: forse a prendere polvere, ma forse anche a maturare lentamente». Così The end is the beginning, primo disco di una trilogia a firma Ohm Guru (nome d’arte di Rinaldi) vede la luce solo oggi. Di certo le sonorità proposte dal musicista, compositore, produttore e docente di Songwriting, Business & Media e Technology & Production alla Music-Academy di Bologna, possono essere molto lontane dal pubblico che frequenta questo portale; ma sta di fatto che l’approccio alla musica che propone può trovare interesse volendo esplorare altri suoni. The end is the beginning sembra ci riporta indietro a quel periodo di transizione che furono la fine degli anni ’80 e i primi ’90 del secolo scorso. Jazz e chillout sono le due cifre sonore preponderanti nel disco, ma il loro approccio è rinfrescato da una visione, sia nell’impiego della tecnologia sia nel gusto negli arrangiamenti, legato a sound più contemporanei. Parliamo di arrangiamenti perché nel disco Ohm Guru oltre a due suoi brani inserisce molte cover di pezzi molto famosi. Così vengono rivisitati, alcune volte bene altre con risultati un po’ meno convincenti, brani quali Lady Jane (Rolling Stone), Love My Way (Psychedelic Furs), I’m not alone (Olive), Rocket Man (Elton John), ’Round Midnight (Thelonious Monk), Save a Prayer (Duran Duran), Wild World (Cat Stevens), Please Please Please (The Smiths), I Just Call To Say I Love You (Stevie Wonder), One Day (Asaf Avidan), I Need My Girl (The National). «Sono brani della mia memoria, – racconta Rinaldi – brani che ho amato e anche odiato in alcuni casi. Alcune tracce sono state hit, altre brani più oscuri o meno conosciuti. Vorrei che questo lavoro fosse un omaggio alla grande musica di sempre, a quello che ero ieri e a quello che sono oggi». Ma è nel meno conosciuto che Ohm Guru esprime il meglio: i due pezzi originali Green Sky e Juggernaut si fanno apprezzare proprio per la loro ricerca sonora, dove il sound sofisticato ed etereo ha modo di esprimersi al meglio, ripercorrendo un gusto musicale perduto. E altrettanto si fa notare il brano d’apertura This is the song (Punch Brothers), qui presentata in una versione che sposta il sound originale (molto folk) verso un climax easy listening, che ben prepara al climax generale del disco. Al fianco di Ohm Guru, per questa produzione, troviamo numerosi ospiti: alla tromba Massimo Greco, al sax Alessandro Meroli, e le voci, che si alternano nell’esecuzione dei brani, di Giorgia Faraone, Caterina Soldati “Agrado”, Nico, Dismal, Elisa. E come già detto il risultato è un album elegante e molto piacevole all’ascolto.
Riccardo Santangelo