(Shake Edizioni)
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Pagg. 300 Euro 17,00
Ben venga il continuo flusso di interesse attorno ad un Re del blues come Robert Johnson, fatto risaltare ancora l’anno scorso, con libri, articoli e un nuovo “mistero” circa una foto inedita. Salutiamo però con molto piacere l’iniziativa della Shake Edizioni che sul finire dello scorso anno, ha spostato un po’ dell’interesse di cui sopra, su un altro Re del blues a tutti gli effetti, Leadbelly, pubblicando per la collana Black Prometheus, e tradotto in italiano da Giancarlo Carlotti, questo libro pubblicato circa cinquant’anni fa da una casa editrice di New York. Gli autori Edmond G. Addeo e Richard M.Garvin, forse inconsapevolmente, hanno creato nel lettore una sorta di controverso pensiero, ovvero, quanta realtà e finzione c’è in una avvincente narrazione dal tratto più storiografico che non autobiografico. Narrazione che ha mantenuto la stessa stesura dell’originale, perché come è riportato nella nota introduttiva, aggiornata per l’occasione da uno degli autori, Edmond G.Addeo, “(…) non ci sono nuove informazioni su Leadbelly, quelli con cui avevo parlato e che l’avevano conosciuto sono tutti morti, e non puoi creare nuovi documenti o fonti d’archivio”. L’esistenza di Leadbelly (nato Huddie Ledbetter il 20 gennaio del 1888 in Louisiana a Mooringsport e morto a New York il 6 Dicembre 1949), come la quasi totalità degli afroamericani, è legata inevitabilmente alle questioni razziali e ai diritti civili. La prima volta di tanta nefandezza è legata alla musica, in uno dei suoi viaggi a Shreveport con il padre, si portò la sua windjammer (fisarmonica) regalata dallo zio Terrel, per incontrare un anziano musicista del luogo, Sycamore Slim. Fra i due nacque un sodalizio, messo in atto in qualche locale della città, ed è stato anche il momento che il giovane Leadbelly conobbe il blues: “Signor Sycamore come la chiama la musica che abbiamo suonato all’inizio? E’ blues Huddie (…). Ma il dramma arrivò quando due texani ubriachi vedendo i “due neri” iniziarono a violentarli verbalmente e poi fisicamente fino al barbaro assassinio del vecchio Sycamore. Ancora giovane inizia a girovagare, arriva in Texas, incontra colui che gli farà conoscere più a fondo il blues, Blind Lemon Jefferson, rimane incantato dal suono della chitarra dodici corde che sente durante una funzione religiosa (diventa il suo strumento e più avanti si autoproclama Re della chitarra a dodici corde), aumentano i problemi, per un certo periodo si faceva riconoscere come Walter Boyd, i rapporti con le donne erano burrascosi, e la corporatura imponente e un carattere molto difficoltoso lo hanno portano spesso a risse, finendo in luoghi di detenzione dove la realtà, specialmente per i neri, è a dir poco aberrante. In uno di quei luoghi, Sugar Land, un campo di lavoro che faceva parte della prigione di Huntsville (Texas), rimase colpito dalla leggenda del treno di mezzanotte, raccontata da alcuni detenuti, che in poco tempo mise insieme uno dei suoi pezzi divenuto in seguito storico, “Midnight Special”. Ma è nel penitenziario di Angola (Louisiana) che a Leadbelly la vita cambiò verso. Nell’estate del 1933, varcarono il portone i Lomax, il padre John e il figlio Alan, in giro per il sud a raccoglie testimonianze sonore nere e bianche, profane e sacre. Organizzarono delle audizioni e conobbero Leadbelly, il quale con una prestazione musicale e delle lusinghe verso Lomax senior, riuscì ad ottenere la libertà e diventare il suo/loro autista e una guida per le zone del sud. Strada facendo verso nord, diventava sempre più famoso, ed eccolo giungere a New York, ma la sua esaltazione iniziale, fu presto spenta dall’inospitalità verso i neri. Alan Lomax a Leadbelly: “(…) anche qui c’è tanta discriminazione, non è tremenda come dove abiti, ma c’è ancora tanta gente stupida che non vuole che i neri stiano dove stanno i bianchi”. Se da una parte la città gli ha negato i suoi diritti di cittadino americano, dall’altra gli ha aperto le porte di teatri e club, consacrandolo a pieno titolo come un Re del folklore nero e bianco. In quella città ha stretto una amicizia, tra gli altri, con Woody Guthrie e Pete Seeger, e la sua fama lo ha portato anche a Parigi nella primavera del 1949. Sei mesi dopo la sua morte, la sua canzone “Goodnight Irene” vendette due milioni di copie. Dai suddetti Guthrie e Seeger, passando per Dylan, Cooder… fino ai Nirvana, il Re Leadbelly ha continuato e continua a imperare nel regno della musica.
Silvano Brambilla
Tagged blues, Edmond G. Addeo, Richard M.Garvin