(Blue Crawfish Records)
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Libri, dibattiti, conferenze, commenti a voce e sui social sul fatto che chi suonava e suona il blues deve essere arrabbiato, depresso, amareggiato…? Certamente la seminale musica del diavolo è nata da disagiate condizioni, per usare un eufemismo. Ma c’è un aspetto, anch’esso basico, c’era chi suonava e cantava il blues ed era felice. Luca Giordano quando suona il blues e dintorni è felice! Lo si sente e lo si vede durante i concerti e non solo, nelle parole, nello sguardo, negli atteggiamenti. La felicità è un bellissimo sentimento, e per un musicista è una delle arterie del feeling, e lui gronda di feeling, e i risultati sono una testimonianza. Quando era un ventenne mise piede nella capitale del blues, Chicago, piano piano con la sua innata discrezione e una smisurata passione ha acquisito una stima nell’ambiente del blues, instaurando amicizie e avviando collaborazioni per concerti, tour, e qualche registrazione, con, fra i tanti, l’ex batterista di Muddy Waters Willie “Big Eye” Smith, Sharon Lewis, JW Williams, James Wheeler e soprattutto con Eric “Guitar” Davis, del quale Luca piange ancora la prematura scomparsa. Tornato a casa con una valigia piena di soddisfazioni, riconoscimenti, esperienza e applausi, è diventato, anche con i musicisti del suo combo, l’accompagnatore per rinomati colleghi americani di blues e soul in Europa, e ha aperto una porta sul Brasile. Se dovessimo elencare i nomi degli artisti e i luoghi dove hanno suonato, rischiamo di surriscaldare la tastiera del computer! Luca Giordano però ha anche una carriera a suo nome e questo è il suo terzo disco, del quale evitiamo di dire che è quello più maturo, completo, soddisfacente, perché i precedenti non erano da meno. I suoi pregevoli tocchi di chitarra continuano ad essere caldi e rotondi, con dosi di energia che sa ben controllare senza mai eccedere in virtuosismi autocelebrativi, perché uno dei suoi primi dettami è la generosità, con qualsiasi musicista e fruitore di musica vuole sempre instaurare una sorta di legame per uno scambio di magnetismi. Nel disco oltre al suo ottimo attuale trio, Abramo Riti hammond e piano, Walter Cerasani basso e Fabio Colella batteria, ha coinvolto altri musicisti italiani e due ospiti internazionali, con i quali ha un rapporto di amicizia e professionale. In tasca il “santino” di Otis Rush, se non il primo, uno dei suoi primi ispiratori, Luca Giordano con un chitarrismo fluente da il via con una traccia strumentale che intitola il disco, dove fa parte della sezione fiati Sax Gordon. Attenzione però, non è come capita ai concerti che l’apertura strumentale passa per uno scalda ambiente e scalda mani dei musicisti, qui è un bell’esempio di quell’intrigante blues con sbocchi soul (la fonte è il seminale West Side Chicago Blues), che è un po’ il comun denominatore di tutto il disco. C’è il blues con un discreto passo contemporaneo, Teasin Me, il ritorno della sezione fiati, con assolo di Sax Gordon, in Next Time, prima di lasciarci trasportare da tre ottimi momenti. Lo slow blues, Cold Winter, il toccante Movin’ Day, di e con Mighty Mo Rodgers al canto, con un breve inciso anche di Luca Giordano, e la ballata blues/soul, Flat 915. Il disco prosegue con altri due autografi, ci soffermiamo per Souls For Sale, dove Luca sa essere espressivo anche al canto. Troppo breve la sua vita, troppo presto dimenticato, stiamo parlando di Sean Costello, encomiabile Luca Giordano che ha voluto celebrarlo con la reinterpretazione di Have You No Shame, così come ha voluto chiudere il disco ricordando Eric “Guitar” Davis con un suo pezzo, Days Of My Life. Un disco di palese sentimento.
Silvano Brambilla
Tracce
Let’s Talk About
Teasin Me
Next Time
Cold Winter
Movin’ Day
Flat 915
Heart Quake Blues
Souls For Sale
Buzios Blues
Have You No Shame
Days Of My Life
Tagged blues, Luca Giordano