La Sicilia è da sempre una terra affascinante ricca di tradizioni, di suoni, di sapori, di dialetti, di contaminazioni linguistiche e sonore che la rendono unica. Nell’arco brevissimo di tempo sono usciti tre lavori discografici che respirano di queste atmosfere, tre lavori diversi tra loro, ma uniti da quel filo rosso regionale. Stiamo parlando dello storico gruppo dei Lautari con “Fora Tempu”, di Marco Corrao con “Nebros-Storie e antichi echi vol 1″ e Davide Campisi con “Joca”.
Lautari – Fora tempu (Italysona)
Quando la tradizione diventa sinonimo di certezza, è impossibile non citare i Lautari. Il gruppo catanese nato nel 1987 è una delle solide realtà musicali di questa regione, con all’attivo otto album e tantissime collaborazioni. Il nuovo lavoro contiene 11 tracce, la band oramai consolidata vede schierati: Gionni Allegra (voce, contrabbasso, mandolino), Puccio Castrogiovanni (voce, fisarmonica, marranzano), Salvo Faruggio (batteria, percussioni, voce), Salvatore Assenza (clarinetto, sax, voce) e Marco Corbino (chitarre). La trascinante “Fora tempu” apre energicamente il disco con ottimi intrecci tra clarinetto e fisarmonica ed è un invito a riprendersi il tempo necessario. Sonorità etniche emergono in “Trazzera dei briganti” grazie agli innesti strumentali dell’oud (Alessandro Pizzimento), della darabouka (Sara Castrogiovanni) e del flauto traverso (Andrea Mirabella). “Cori coruzzu” musicalmente è una danza tradizionale brasiliana con il testo in siciliano, perchè la musica non ha confini. “Paisi di tri soddi” racconta un paese attraverso i suoi abitanti e le storie con un bel tappeto ritmico e un’espolosione di fiati che ricorda la banda cittadina. “Su li stiddi” è un canto scritto inzialmente per voce femminile, che racconta le bellezze dell’innamorato con arpeggi di chitarre e mandolino. “Peddi nova” scritta e cantata in italiano da Cesare Basile è un brano intenso che parla di rimpianti e disagio con un bell’innesto di flauti armonici. “Melquiades” è il gitano, un simbolo di libertà, uno dei personaggi del ” Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez, il sostegno di percussioni è ricamato dalla fisa e dal clarinetto.” Salti di tempo” parla di distacco ed è un riuscito collage di cambi di tempo, dove emergono le alte qualità dei musicisti. In ” Za Monica” si esprimono al meglio le voci squisitamente popolari per questo inno contro le convenzioni (ispirato al grido dei pescatori della mattanza del tonni di Favignana). “Li cristiani” è un trionfo di sicilianità con il marranzano, la bifara e le percussioni. “Volare” con il testo di Nino Bellia, è dedicata ad Angelo D’Arrigo, il leggendario Icaro che volava insieme alle aquile, trascinata da un canto sofferente è l’epitaffio ideale per questo lavoro. Un bellissimo ritorno, un disco vero e vivo, che travolge, che appassiona, che ci tocca profondamente come solo i Lautari sanno fare.
Fora tempu / Trazzera dei briganti / Cori coruzzu / Paisi di tri soddi / Su li stiddi / Peddi nova / Melquiades / Salti nel tempo / Za Monica / Li cristiani / Volare
Marco Corrao-Nebros – Storie e antichi echi vol 1 (Suoni indelebili records-Ird)
Marco Corrao è uno di quei musicisti che non si è arreso al Lockdown, anzi proprio in questo periodo ha prodotto tantissimo materiale. lo scorso giugno era uscito l’ottimo “Pietre su pietre”, dopo neanche un anno eccolo con un nuovo lavoro che già dal titolo ci lascia intuire che avrà un seguito. “Nebros” è un disco fortemente legato alle tradizioni, realizzato con il parziale contributo dell’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana della Regione Sicilia, prodotto da Corrao con Jono Manson e Gabriele Giambertone, vede la partecipazione di musicisti importanti come Rino Bonina e Alex Valle. Le otto tracce come suggerisce il titolo parlano di Nebrodi, una catena montuosa della Sicilia settentrionale in provincia di Messina, storie vecchie che si intrecciano con quelle nuove, leggende legate al territorio. Si comincia con ” Cununi”, la storia di San Cono di Naso detto Cununi, uno dei due santi neri dei Nebrodi sotto il regno di Federico ll di Svevia. Un brano dalle tinte misteriose con innesti elettronici che descrivono bene questo martirio. “Beppe” è un ricordo toccante di Beppe Alfano, il giornalista ucciso dalla mafia nel 1993, sostenuto da un tappeto di chitarre effettate e dall’armonica. Con ” San Giuseppi” si ritorna alla tradizione, con le feste e le processioni dedicate a San Giuseppe il Patrono di Sant’Agata di Militiello. Chitarra acustica in primo piano e i cori che ricchieggiano le grida dei pescatori. “Chianci e ridi” rappresenta le contraddizioni siciliane, piangi e ridi come la gatta di San Basilio così recita un proverbio dei sud Italia. Anche qui l’elettronica gioca con la tradizione cantata. “Quannu chiovi” è una sorta di preghiera che chiede acqua per le zone verdi della Sicilia. L’organetto di Riccardo Tesi impreziosisce l’arpeggio di chitarra che sostiene il brano. “Panaru” è ispirata ad una registrazione anni 50 effettuata da Alan Lomax nel comune di Mirto, durante la raccolta di olive. Chitarra e armonica si intrecciano, per una melodia dal sapore quasi brasiliano. “Tripodu” è una dichiarazione d’amore per la propria terra, bello l’uso sperimentale delle voci sempre sostenuto da una suggestiva atmosfera strumentale. “Nebros” descrive benissimo il paesaggio nebroideo fatto di valli, fiumare, laghi montani, cascate e paesini barbicati, con un ritmo incalzante che dona fluidità al pezzo. Corrao crea i giusti suoni suoni che ti lasciano immaginare queste magiche terre, si sente il suo amore e il suo legame per la Sicilia, il canto è suggestivo e per dirla alla Bertoli ha un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.Missione compiuta.
Cununi / Beppe / San Giuseppi / Chianci e ridi / Quannu chiovi / Panaru / Tripodu / Nebros
Davide Campisi-Joca (Suoni indelebili records-Ird)
Davide Campisi è un cantautore e percussionista di Enna che ha deciso di dedicare un lavoro alla sua terra, mischiando il sapore mediterraneo con un sguardo oltreoceano. Il risultato è “Joca” nove tracce con la produzione artistica di Marco Corrao e la partecipazione speciale di Riccardo Tesi all’organetto ed Alex Valle alla pedal steel. “Rocca” è un canto d’amore ad Enna. La forza delle percussioni unita alla corde e ai fiati ci descrivono la bellezza di questa terra. “Caminanti” risale al 2010 e parla delle numerose carovane umane che attraversano il deserto in cerca di fortuna in occidente. Pezzo arabeggiante che cresce in maniera ossessiva tra percussioni, cori e corde. In “Maria jittau na vuci” l’elettronica dialoga con le percussioni in maniera forte, come dialogano madre e figlio in questo testo tradizionale che viene cantato dai lamentatori nella provincia di Enna, durante il periodo pasquale. “Forti di lu me silenziu” è un invito a cercare amore nella propria solitudine con efficaci giochi percussivi. “Stati uniti d’Africa” è un canto del popolo africano che cerca la propria libertà politica e culturale, dove emerge l’organetto nella ritmica battente, cantata in italiano con il ritornello in siciliano. “Cuccurucuntu” è una filastrocca costuita da un testo tradizionale sul susseguirsi delle stagioni, accompagnata solamente dalle percussioni. “Siamo vento” è un invito a costruire velocemente il nostro futuro, i ritmi si fanno tirati con un leggero tappeto elettronico e il canto ancora diviso tra italiano e dialetto. “Etica peletica” è una filastrocca velocissima per bambini, quasi rap, con un testo di tradizione orale che cambia da zona a zona. “L’indifferenza” racconta la storia vera di Elide, scomparsa nell’indifferenza totale e ritrovata senza vita dopo anni nel suo appartamento. L’uso dell’italiano rende ancora più cruda questa canzone, le voce e gli strumenti vanno ad intrecciarsi nell’ossessivo finale. Un lavoro variegato nelle tematiche nel cantato, con un sound ben definito, che lascia spazio alle ottime capacità percussionistiche di Campisi. Un altro tassello che dipinge una delle tante sfaccettature musicali di questa magica terra.
Rocca / Caminanti / Maria jittau na vuci / Forti di lu mi silenziu / Stati Uniti d’Africa / Cuccurucuntu / Siamo vento / Etica Peletica / L’indifferenza
Marco Sonaglia
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