Spesso nei ricordi che commemorano una persona che non c’è più, ogni parola potrebbe essere retorica. E nel caso di Sandro Petrone, scomparso nel maggio 2020, sarebbe sbagliato. Perché per un cronista di razza qual era, la retorica non esisteva. C’era la concretezza, che si trattasse di raccontare scenari di guerra, o l’America nelle sue corrispondenze, o la cronaca del nostro paese. Entrava nelle case degli italiani in punta di piedi e al tempo stesso con autorevolezza grazie alla sua professionalità. Ma non è del cronista Sandro Petrone che vogliamo parlare a un anno dalla scomparsa, quanto del musicista. Il popolo del Blues è molto legato a questa attività di Sandro, tutt’altro che secondaria. Il 3 febbraio 2011 il giornalista è stato ospite di Ernesto De Pascale in radio per parlare del suo disco Last Call (nella foto Giuseppe Cabras-Pressphoto). Due giorni dopo De Pascale fu colpito dal malore che lo avrebbe stroncato definitivamente il giorno 13 di quel mese.
Chi scrive ricorda quell’incontro dove nelle parole traspariva la grande passione che era alla base della creatività musicale. Una caratteristica molto forte anche nel successivo Solo fumo in cui aveva recuperato l’atmosfera della sua Napoli. Nove istantanee musicali di vita (“quadri” come indicato nel disco) divenute forzatamente un testamento personale espresso in musica. Un lavoro pieno di colori, quasi affettuoso nei confronti di chi ascolta. Una solarità di fondo velata di malinconia tra blues, funky e cantautorato tradizionale, dove i testi costruiti sulle esperienze dirette riescono a trovare la loro vita con una strumentazione che vede armonica e chitarra accompagnate da strumenti e strumentisti che al di là della loro bravura tecnica sono riusciti a entrare nel mondo narrativo di Petrone. Solo fumo forse è un titolo che inganna, perché c’è tanta sostanza. Peccato non averlo avuto nuovamente in studio a Il popolo del Blues, anche senza l’amico Ernesto. A un anno di distanza Cecilia e Lorenzo Petrone hanno pubblicato un video che lo ricorda con i messaggi dei tanti amici a cui manca tanto. Come musicista o giornalista, o forse tutti e due insieme.
Michele Manzotti
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