(Caravan)
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Luigi Grechi è da sempre uno dei cantautori più interessanti del panorama italiano sempre in bilico tra canzone d’autore classica e uno sguardo Oltreoceano, specialmente in certe sonorità che oramai sono il suo marchio di fabbrica. Nel 2018 il cantautore era partito con il progetto “Una canzone al mese” sul suo sito ufficiale. A distanza di anni questi brani sono stati ritoccati in alcune parti, si sono aggiunti strumenti e con un buon mix e una buona masterizzazione si è deciso di pubblicarli in un unico disco intitolato “Sinarra” (disponibile in digitale, solo su Ebay in Cd). Sette brani tra inediti e ripescaggi per una dimensione acustica che ben si adatta a Grechi. Il disco vede la produzione di Paolo Giovenchi (fedele chitarrista di De Gregori) che suona basso, chitarre, mandolino, banjo, percussioni e cori. Tra gli altri musicisti coinvolti anche Stefano Parenti (cajon, batteria), Fiore Benigni (Organetto), Alessandra Quadraccia e Carolina Taruffi (Cori), Stefano Tavernese ( Violino), Andrea Prealoni (Cornamusa, musette, flauto irlandese), Edoardo Pedretti (Piano e tastiere). Il disco si apre con chitarre acustiche e slide per l’autobiografica “Un tipo strano ” ( “A volte penso di essere geniale, ma poi mi sento un povero cretino che gita in lungo e in largo lo Stivale, a volte Superman e a volte Paperino”) che ricorda, con meno ironia però, “Eccolo lo stronzo” (che apriva il disco ” Pastore di nuvole”). “Sinarra” (“E sette giovani corpi abbronzati lo strapparono al mare crudele e lo unsero di di olii e profumi e gli offrirono il vino ed il miele”) è una bizzarra storia intrisa di blues con chitarra fingerpicking e violino. Si riarrangia la bellissima “Barry” (” Ma se penserai poi capirai e canterai con me: Il vostro buon senso mi fa un po’ di senso e non ha più molto senso per me”) ripescata da “Dromomania” del 1987 e “Rock della crostata” (tratta da “Come state ” del 1979) vestita di swing con tanto di cori e qualche ritocco al testo. Si continua con il duro lavoro in miniera nella tagliente “Sangue e carbone” (“Un bel giorno il mio corpo si farà carbone, qualcun altro a grattarlo fra trivella e piccone, e dall’alto dei cieli in quegli angoli bui, io vedrò il minatore e avrò pena di lui”) con il violino in primo piano. Si gioca con le rime nell’atmosfera hawaiana anni cinquanta di “Tangos e Mangos” e si chiude il disco con la nostalgica “Bastava un fiore” (“Bastava un fiore per dire è Primavera, bastava avere un’amica da abbracciare ed una sola stella quando è sera, per non temere più l’oscurità”). Un disco piacevole, come succede spesso ascoltando Grechi, un disco per completisti, sconsigliato a chi non conosce il personaggio, perché è importante recuperare i primi dischi (parecchio rari in vinile e mai ristampati in cd) per capire l’evoluzione di questo cantastorie. Il bandito è tornato, forte delle sue ballate, del cappello e dei suoi stivali polverosi, perché “un uomo è quello che mangia, ma anche i sogni che si porta nel cuore”. Grazie Luigi.
Marco Sonaglia
Tracce
Un tipo strano
Sinarra (Distopica odissea)
Barry
Rock della crostata
Sangue e carbone
Tangos e Mangos
Bastava un fiore
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