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Big Daddy Wilson – Hard Time Blues

8 settembre 2021 by Silvano Brambilla in Dischi, Recensioni

(Continental Blue Heaven)
www.continental.nl
www.bigdaddywilson.com

Volendo guardare, Big Daddy Wilson è come se avesse tre passaporti. Americano, essendo nato in North Carolina come Adam Wilson Blount; germanico dove risiede e dove ha fatto il servizio militare; e…italiano dove ha una parte di relazione di lavoro in studio e dal vivo, con i musicisti/ingegneri del suono/produttori, Cesare Nolli e Paolo Legramandi. Solo a suo nome ha esordito nel 2009 con, Love In The Key, e da subito ha catturato l’attenzione sia in Europa che negli Stati Uniti. Sono seguiti altri dischi, le richieste di concerti sono aumentate e ha ricevuto la stima di alcuni suoi colleghi, Ruthie Foster ha scritto delle brevi note di copertina così sintetizzate: è una affermazione di come il blues possa dire la verità soprattutto di questi tempi. Non è casuale dunque che Big Daddy Wilson, abbia intitolato il nuovo disco, il blues dei tempi duri, una riflessione sull’oggi volutamente evidenziata da situazioni stilistiche più moderne, senza mai perdere uno sguardo fisso al passato. C’è anche la solida amicizia con Eric Bibb, altro illustre contemporaneo portavoce dei disagi dell’umanità e delle disfatte ambientali, il quale è coautore, con l’arrangiatore e polistrumentista Glenn Scott, del testo della title track: tempo stano ovunque, alcune persone non se ne accorgono, alcune semplicemente non si preoccupano che madre terra sta cercando di avvertirci della distruzione del pianeta e il calpestare della vita umana. E’ la terza traccia, ed è una ballad dove il blues del passato è nel tocco di slide della chitarra, mentre la contemporaneità è disposta con un sobrio lavoro di programming e voci di accompagnamento, il tutto a dare risalto a Big Daddy Wilson, come sempre generoso cantante in espressività dal caldo timbro baritonale. Prima di congedarsi, Eric Bibb (ancora con Glenn Scott), firma e mette anche la voce per l’accompagnamento, nella iniziale, Yazoo City, un blues elettroacustico. Per firmare i pezzi usa il suo nome di battesimo, Wilson Blount, e con l’onnipresente Scott, c’è una prolifica intesa autori/esecutori, solo loro due nel toccante, Poor Black Children, e poi con altri musicisti come in, Meatballs (un salto a New Orleans è sempre gradito), qui c’è un duetto al canto con Shaneeka Simon e l’onorevole presenza di musicisti italiani, Nicola Taccori batteria, Enzo Messina piano e Cesare Nolli chitarra elettrica. Dicevamo della volontà di Big Daddy Wilson di dare un’impronta contemporanea al blues, come al soul, senza snaturare il feeling, convincenti dimostrazioni sono, su svolgimenti medio lenti, la pienezza stilistica di Dearly Beloved (approfittiamo per segnalare la presenze nel disco del chitarrista nonché braccio destro di Bibb, Stefan Astner), la cadenzata I Can’t Help But, ancora due notevoli blues elettroacustici, A Letter, e Maybe It’s Time (di nuovo con la presenza di artisti italiani con in più Paolo Legramandi), per finire con il remix di He Cares For Me. Hard Time Blues (bella l’immagine di copertina) è una chiara dimostrazione di come il blues nel suo procedere continua ad essere basico anche nelle difficoltà dei tempi moderni.

Silvano Brambilla

 

Tracce

Yazoo City

The City Streets (Ps.23)

Hard Time Blues

Poor Black Children

Meatballs

He Cares For Me

Dearly Beloved

New Born

I Can’t Help But Love

A Letter

Maybe It’s Time

Testimony

He Cares For Me (Remix)

 

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