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Interviste

Ada Montellanico: “E’ bello duettare con il basso tuba”

30 ottobre 2021 by Michele Manzotti in Interviste

www.adamontellanico.com

foto (c) Pino Pinna

E’ una delle Ladies del nostro jazz. Cantante e compositrice romana ma anche attivista a tempo pieno per i diritti dei jazzisti italiani (è stata la prima presidente di Midj, l’associazione che raccoglie i musicisti di jazz). Incontriamo Ada Montellanico in occasione del concerto per la stagione A Jazz Supreme del Musicus Concentus s Firenze con il progetto We Tuba: un quintetto dove la cantante è affiancata da Michel Godard al basso tuba e al serpentone (strumento rinascimentale utilizzato spesso da Godard in altri repertori), da Simone Graziano al pianoforte, Francesco Ponticelli al contrabbasso e Bernardo Guerra alla batteria. I brani eseguiti sono tratti dal disco omonimo uscito per Incipit / Egea.

La curiosità maggiore riguarda la presenza di Godard coprotagonista con i suoi strumenti, ce lo può presentare?

Intanto ricordo che il basso tuba agli inizi del jazz è stato lo strumento che ha preceduto il contrabbasso. Godard ha saputo portare il basso tuba a livelli molto alti di creatività, sperimentazione, originalità e innovazione nonostante la sua meccanica non permetta una grande agilità. Poi lui ha questa doppia marcia, con l’uso del serpentone. Mi ha fatto piacere quando è stato detto che è perfetto il connubio con la voce umana

Il repertorio ha tenuto conto di questa formazione particolare?

E’ chiaro che i brani sono stato costruiti attorno alla voce femminile e al basso tuba, ma mi piace sottolineare che si tratta di un progetto collettivo e un rapporto creativo dedicato a una sonorità particolare. Qui la tuba infatti passa da strumento gregario ad altra voce solista.

Con questo tour lei fa tappa in Toscana, regione che mostra molta vitalità nel jazz. Qual è il suo giudizio?

Non solo ci sono tante musiciste e musicisti bravi (oltre a me e Godard il quintetto è formato da toscani), ma soprattutto hanno molte più occasioni di altri colleghi in altre regioni di presentare i loro progetti in rassegne e festival. D’altra parte è importante che chi suona possa avere la possibilità di giocare le proprie carte.

Lei è stata la prima presidente di Midj. In questi ultimi anni è cambiato qualcosa per una maggiore attenzione verso chi vive di questa attività?

Seguo sempre in prima persona l’associazione: io sono stata presidente ma lavorando costantemente insieme ai membri di un direttivo. La solidità di un’associazione è rappresentata proprio dall’avvicendarsi dei presidenti e sono orgogliosa di come è stata percorsa questa strada. I jazzisti oggi hanno idee chiare e più consapevolezza della propria forza contrattuale e dell’essere professionisti.

Michele Manzotti

 

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