Nella sua casa del Connecticut un’attrice si racconta. E’ Katharine Hepburn, grande nell’immaginario collettivo quanto umana con i suoi alti e bassi tra le mura della sua abitazione. Una vicenda fatta di successi professionali, ma anche di oblìo quando gli anni iniziano a passare. Oltre ai grandi amori, primo fra tutti quello con Spencer Tracy, che lasciano strada a una solitudine triste e accompagnata dal declino fisico. Tea at Five, nel cartellone del Fringe, è la storia della Hepburn basata sulle memorie dell’attrice adattate per la scena da Matthew Lombardo. E’ affidato a Meg Lloyd il compito impegnativo di confrontarsi con un personaggio di grande fama e di raccontarlo da sola sul palco per la durata di un’ora. Nello spettacolo diviso in due parti Meg Lloyd sente il fiato sul collo di un testo dedicato a una star. Lo affronta quasi aggredendolo specie nella fase iniziale quando la gioventù impone un ritmo di vita frenetico alla Hepburn. Più meditata la recitazione dedicata alla fase del tramonto, dove è forte la determinazione del personaggio di resistere agli anni che passano impietosi.
Michele Manzotti
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