Esibizione di rumba congolese a Kinshasa (da Wikimedia Commons)
da “Africa Express” del dicembre 2021
In un continente pieno di conflitti ci pensa la musica a unire, anzi a creare occasioni di festa che vanno oltre i confini. In questo caso rappresentati dal fiume Congo sulle cui sponde si affacciano due capitali, Brazzaville e Kinshasa, di altrettanti Stati dallo stesso nome del fiume ma che la storia ha diviso. Ebbene, le città e le nazioni hanno festeggiato la proclamazione della rumba congolese come patrimonio immateriale dell’umanità, dopo che l’Unesco aveva ricevuto ed esaminato il dossier. Una circostanza ancora più singolare dato che parlando di rumba, il pensiero va immediatamente all’America Latina e a Cuba. Invece la rumba nata nel vecchio regno del Kongo, poco dopo quella dell’isola caraibica alla fine del XIX secolo, ha avuto così la consacrazione grazie alla sua storia che si interseca con quella sociale della regione. E’ la stessa Audrey Azoulay, direttrice generale dell’UNESCO a spiegare il senso della scelta: “È un momento storico quando puoi conoscere la storia di questa musica e tutto ciò che porta con sé. La vicenda di entrambe le schiavitù, dal bacino del Congo, alle Americhe, a Cuba. E poi il ritorno di questa musica nel ventesimo secolo che ha accompagnato tutte le lotte, la memoria, la dignità, ma anche l’indipendenza politica negli anni 60. C’è tutta una serie di valori, storia, memoria, che sono portati da questa musica. Siamo oltre l’estetica, siamo oltre le emozioni, ed era importante che la comunità internazionale lo riconoscesse”. “Un regalo, un bellissimo regalo” afferma felice Jean-Claude Faignond, gestore dello spazio che porta il suo stesso nome. ovvero il primo bar dancing di Brazzaville dove nacque la prima orchestra congolese Le Bantous de la capitale. Gli elementi originari della rumba sono il canto di origine spagnola e il ritmo prevalentemente africano con strumenti poveri realizzati con materiale di scarto del legno. Secondo i puristi della danza latina, ha bisogno di grande senso ritmico da parte dei ballerini per essere interpretata al meglio. Ma in questo contesto ci interessa la sua appartenenza all’Africa: il cronista di Kinshasa Manda Tchebwa, autore di vari libri sulla musica, sottolinea come la decisione dell’UNESCO renda onore ai precursori di questo linguaggio musicale, diffuso nel vasto territorio congolese. Lo stesso studioso spiega poi che la parola rumba in Europa è comparsa per la prima volta nel 1936 all’interno della canzone Marinella del musicista còrso Tino Rossi. Ray Lema, pianista e compositore anch’egli di Kinshasa, entra quindi nel dettaglio musicale: “La rumba si basa su frasi ostinate che rientrano spesso all’interno del brano: è la filosofia stessa della musica africana che porta a stati di trance. Per eseguirla non bisogna basarsi solo sugli strumenti a percussione, ma soprattutto sulla percussione delle corde della chitarra e del basso. Sono stato molte volte a Cuba e ho spesso chiesto cosa pensano i cubani delle origini della rumba: mi hanno risposto che molti degli schiavi arrivati nell’isola venivano dal bacino del Congo. Questo riconoscimento è molto importante perché nel nostro Paese le musiche tradizionali sono spesso sottovalutate. Spero che così ci si renda conto che la cultura è un bene prezioso”.
Michele Manzotti
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