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foto (c) Laura Morotti
Una data zero, almeno a quanto la protagonista ha detto dal palco. Ma è indubbio che il pubblico che non è voluto mancare all’appuntamento, non l’ha considerata tale. Anzi non vedeva l’ora di applaudire quella che una volta era una cattiva ragazza della musica italiana e oggi (nonostante una canzone simbolo che lo neghi) ne è una signora. Loredana Bertè non molla, continua a incidere a fare concerti grazie a una vitalità e a una voce che si fa sempre più roca sostenuta da una musicalità innata. E’ proprio l’ultimo disco, Manifesto, a dare il nome al tour nei teatri partito dal Verdi di Montecatini. Ad affiancarla un gruppo di musicisti con Ivano Zanotti alla batteria vero e proprio direttore musicale sul palco e Aida Cooper, vocalist di lusso e vecchia conoscenza dei festival blues.
Bertè ha puntato molto sul nuovo repertorio supportata anche da video spesso animati oltre che celebrative della pop art di Andy Warhol e di Keith Haring. Persa nel supermercato ha come sottofondo un omaggio al punk, Bollywood presenta coreografie colorate, Lacrime e Limousine, con la voce di Fedez a duettare, ha un’ambientazione urbana. Ma ci sono anche le immagini di denuncia di Ho smesso di tacere firmata da Luciano Ligabue. Nell’album c’è anche Figlia di…, che ricorda le atmosfere latine di Santana, e Chi non muore si rivede, tra i pezzi presentati al pubblico. Il quale si è entusiasmato alla proposta dei classici, a partire da Il mare d’inverno, dallo splendido momento brasiliano con Pètala e Jazz scritte da Djavan, E la luna bussò, Non sono una signora, Sei bellissima, In alto mare.
Un concerto studiato per i fan storici ma che vale anche per tutti gli spettatori. Si ascolta molto oltre al pop: c’è rock, funky, reggae. Soprattutto si ascolta lei, che ha messo a punto uno spettacolo giusto per la sua voce e la sua grande capacità di divorare il palco, consolidando un posto al sole nella canzone italiana.
Michele Manzotti
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