(Liberation Hall)
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Quando ci si trovava di fronte ad un musicista nato o proveniente da città o luoghi non propriamente mainstream, in questo caso del blues e dintorni, si metteva in atto un esercizio per la memoria e per simpatiche scommesse (oggi c’è il vantaggio dei social), se ce ne erano di altri. Scott Ellison è di Tulsa, Oklahoma, e se non in città, ma nello Stato, sono nate tre eccellenze della musica, JJ Cale, Leon Russell, Chet Baker (ancora la nostra memoria non ci ha tradito). Pur non essendo sempre ricordate, in quelle zone c’era comunque un buon fermento ed erano ben frequentate, a Tulsa negli anni settanta le band di, Freddie King, Eric Clapton e Albert Lee avevano la loro base. Torniamo a Scott Ellison, un veterano chitarrista della scena blues, in circolazione dagli anni settanta, che oltre ad aprire concerti con la sua band per svariati artisti, ha esteso la sua reputazione anche come accompagnatore, per fermarsi poi a Los Angeles ed esordire discograficamente a metà anni novanta con, Live At Joey’s, dopodiché fece ritorno in Oklahoma e da lì continuare la sua attività, anche discografica, segnata da alcune pubblicazioni per etichette di qualità come, Earwig e Burnside, inoltre alcuni suoi pezzi sono stati usati per film e programmi tv americani. Ellison con Il suo blues elettrico non ostenta una contemporaneità forzata, rimane su classiche modalità ma non accademiche e apprezzabili per come vengono affrontate con rinnovata vitalità, spontaneità e immutata passione. Tanti sono i musicisti che hanno suonato nel disco, fra questi c’è qualche presenza che ha fatto parte delle band di King, Clapton e Lee. Uno su tutti è il batterista Jamie Oldaker, ex di Clapton, purtroppo scomparso il 16 Luglio del 2020, a cui Ellison ha dedicato il disco che con tutta probabilità ha dunque iniziato a registrarlo due anni fa, e pubblicato nei primi mesi di quest’anno. E’ indiscusso che il chitarrista/cantante di Tulsa ha una competenza in materia, e forte di questo, sa come portare dalla sua parte gli ascoltatori fin dall’inizio, presentando tre passi di notevole fattura, uno shuffle fuori dalla consuetudine, Half A Bottle Down, robusto quanto basta e toccato da brevi inserti di chitarra, un blues in tempo medio, la title track, dove c’è un organo hammond e voci di accompagnamento, e la rivisitazione dell’unica cover di un suo mentore, il grande Bobby Bland, Ain’t No Love In The Heart Of The City, dove ha messo più suono di chitarra e un canto arrochito. Per dovere di informazione, il coautore del pezzo è Michael Price, che Ellison ha voluto per comporre insieme parte del disco. Avanti con il blues nei suoi variegati profili, con un sapore del passato, Blowin Like A Hurricane, con un giro a New Orleans con accordion, Salina, poi a Chicago, Meat And Potatoes, ritmica solida, slide guitar e armonica, a Memphis, Feast Or Famine, con fiati e voci, e ovunque, basta che si suoni uno slow blues dalla caratura come, Good Year For The Blues. Ultime citazioni per il trascinante tempo medio, Chains Of Love, Jamie Oldaker alla batteria e un bell’accompagnamento di voci, questo esteso anche in, Where Do You Go When You Leave, con Albert Lee alla chitarra principale. Un buon incontro con il chitarrista/cantante di Tulsa.
Silvano Brambilla
Tracce
Half A Bottle Down
There’s Something About The Night
Ain’t No Love In The Heart Of The City
Bury Your Bone At Home
Blowin Like A Hurricane
Salina
Meat And Potatoes
Feast Or Famine
Good Year Of The Blues
I’m Ready Baby
Mirror Image
Chains Of Love
Revolutionary Man
Where Do You Go When You Leave