(Orange Home Records)
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Da otto anni continua il sodalizio fra il batterista afroamericano Tony Coleman, per ben trent’anni accanto a B.B. King, ma prima e dopo di lui si perde il conto con chi ha collaborato, e il pianista/tastierista ligure Henry Carpaneto da tempo una certezza come esponente anche internazionale della musica neroamericana. Tutto è iniziato nel 2014 con il disco del musicista italiano, Voodoo Boogie, nato dopo un suo tour negli Stati Uniti e li in parte registrato, che vede fra i musicisti, il chitarrista Bryan Lee e il suddetto Coleman, il quale in seguito co-produce il secondo lavoro di Carpaneto, Pianissimo, uscito nel 2020. Nel frattempo non sono mancati i concerti fra Stati Uniti, Europa e Italia. Il loro avvicinamento dunque non è stato solo il tempo di un disco e qualche concerto, in tutti questi anni, sono otto, fra loro due è nata una sorta di fratellanza rafforzata da una empatia e consapevolezza di un percorso condiviso che parte dall’ampia cultura musicale di Coleman e di cui Carpaneto ne ha fatto tesoro. Il loro tour del 2019 ha fatto tappa anche in Italia e una data è stata quella di Genova a La Claque. Il duo e un combo formato da: Pietro Martinelli basso, dal bluesman palermitano Umberto Porcaro chitarra, da Stefano Bergamaschi tromba e Paolo Maffi sax, dimostrano quanto la tradizione musicale amalgamata fra blues, funky, r&b, è proficuamente efficace nella sfera contemporanea, senza però una ostentata mano tesa ad una innovazione stilistica. Il disco è formato da tredici momenti il primo dei quali è, Jupiter, dal repertorio degli Earth Wind & Fire, un essenziale riadattamento strumentale con tutti già coinvolti a scaldare da subito l’atmosfera che diventa funky con, Ain’t That A Bitch, Coleman canta seduto dietro alla batteria, Porcaro e Carpaneto si prendono gli applausi per gli assoli. Ottimo per tanto feeling è lo slow blues, No Communication, mentre lo strumentale, Cold Duck Time, è un giro di assolo di tutti i musicisti, eseguito con sensatezza senza dilungarsi inutilmente. Come da titolo, Tony Speech, Coleman, ottimamente accompagnato, soprattutto da un tocco di piano di Carpaneto, ricorda l’importanza dei neroamericani, della musica blues e di alcuni suoi interpreti con cui ha suonato, ed ecco di seguito due standard, Caldonia e, The Thrill Is Gone, chissà quante volte Coleman li ha suonati alla dipendenze di B.B. King. Un momento soul fa sempre piacere è, Hook Me Up, dalle fattezze di una ballad, poi i ritmi tornano serrati per il blues, Broke And Hungry, per il boogie blues, Baby’s Go It e salutare ancora nel segno di B.B. King con, Never Make Your Move To Soon. Non eravamo fra il pubblico, ma ci sono anche i nostri apprezzamenti.
Silvano Brambilla
Tracce
Jupiter
Ain’t That A Bitch
So Good To Me
No Communication
Cold Duck Time
Tony Speech
Caldonia
The Thrill Is Gone
Hook Me Up
Nothing But Love For You
Broke And Hungry
Baby’s Go It
Never Make Your Move To Soon
Tagged blues, Henry Carpaneto, Tony Coleman