Bluestown Records
bluestownrecords.com
www.facebook.com/RevJohnBand
Di “Reverendi” neroamericani la musica blues come quella gospel e soul ne è piena. Chi di fatto lo è stato, o meno, si è reso protagonista di quell’intrigante idioma sacro-profano. Rev. John non è neroamericano, ma norvegese. Il suo vero nome è Jon Ultvedt, negli anni settanta decise di interrompere la carriera di musicista per studiare teologia e di conseguenza diventare un Ministro di Culto che esercitò per molti anni a Skien in Norvegia, per poi spostarsi a Bogotà in Columbia per cercare di riabilitare i tossicodipendenti e parlare con i, purtroppo, noti cartelli della droga. È in quella parte del mondo che ha scoperto la musica blues, e una volta ritornato a Skien è diventato un membro della comunità blues della contea di Telemark. Anche lui come suoi simili d’oltre oceano la missione spirituale gli ha lasciato un solco profondo palesemente rintracciabile in acquisiti passi profani. Se Rev. John fosse stato neroamericano e vissuto nei primi del novecento del secolo scorso in qualche zona meridionale degli Stati Uniti, avrebbe avuto qualche problema da quella parte di comunità nera osservante, a suonare il blues bagnato con l’acqua santa. Un esempio su tutti è Son House. “Giù in Mississippi nel 1927 non potevi suonare il blues e sperare di andare in paradiso, dovevi fare una scelta. (…) il gospel era una musica che si cantava in chiesa, se osavi suonare il blues dovevi avere bisogno di una nuova vita. (…) il giudizio non è venuto da Dio, ma da persone ipocrite”. È un breve sunto di “The Devil’s Music” pezzo autografo di Rev. John che apre il cd. È un misto di canto e talking, lui seduto all’hammond si insinua nelle trame sacre (gospel) e profane (blues), accompagnato da chitarra, basso, batteria e tre voci. Da una palese dichiarazione “In Love With The Blues” con passo cadenzato, si torna a quella intrigante storia blues/gospel che è la ragione del disco, con una apprezzabile riproposizione del classico “Nobody’s Fault But Mine”, mentre un giro boogie vivacizza la title track. Rev John ha guardato anche al Bob Dylan dall’aspetto sacro e dal suo disco Saved, ha ripreso “Saving Grace”, poi di nuovo blues, con l’autografa “You Can’t Sing, per toccare uno dei momenti migliori del disco, “Don’t Let Nobody Drag Your Spirit Down” di Eric Bibb con anche l’armonica suonata dal chitarrista Trond Ytterbo, e chiudere il disco con un altro passaggio meritevole, la classica “Will The Circle Be Unbroken”, suono chiesastico di hammond, battito di mani, voci di accompagnamento, chitarra suonata slide, piano e un sempre bel lavoro di basso e batteria. Un soddisfacente disco, fecondo di tradizione sacro/profana.
Silvano Brambilla
Tracce
The Devil’s Music
In Love With The Blues
Out Of Time
Nobody’s Fault But Mine
Visit Chicago
Strange Things
Saving Grace
The Robber
You Can’t Sing
Don’t Let Nobody Drag Your Spirit Down
Will The Circle Be Unbroken