Not.A.Mi Jazz.
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Un pugno di brani, alcuni dei quali veri e propri classici, altri meno conosciuti, parte di una discografia che spesso non viene approfondita, per raccontare Jimi Hendrix al di là della consueta agiografia attraverso la quale viene narrato. Stefano Conforti, sax, Tonino Monachesi, chitarre, Giuseppe Barabucci, basso e contrabbasso e Marco Brandi, batteria, coadiuvati da Andrea Canzonetta, tromba ed Antonio Ciccotelli, corno francese, ovvero The Freestones, si proiettano nel mondo del chitarrista di Seattle con un chiaro approccio jazzy e lo rimodellano grazie ad una sensibilità che permette loro di riproporre pezzi molto caratterizzati con una levità che offre loro una veste rinnovata ed intrigante. Al massimo riguardo, per un artista decisamente iconico, si abbina la sicurezza, priva di timore reverenziale, di chi ha assorbito queste sonorità al punto tale da essere in grado di reinterpretarle, in maniera sostanzialmente differente, ma senza snaturarne affatto il significato: non pare affatto esagerato affermare che, all’interno di queste esecuzioni convivano con serenità jazz moderno e smooth jazz, che riescono a distillare il blues psichedelico originario offrendone una versione innovativa: l’arrangiamento di Third Stone from the Sun, forse il brano più complesso da rendere è, in tal senso, un vero gioiello, per la sensibilità con la quale The Freestones lo hanno destrutturato e riassemblato. Nessuna sfida, quindi, all’Hendrix elettrico aggressivo, caotico e prepotente, ma un omaggio meditato e rispettoso che ne offre un’immagine inconsueta ed intrigante: le versioni di Purple Haze e di Hey Joe, ma anche quella carica di groove di The Wind cries Mary per non dire dello slow in cui viene rinnovata Little Wing sono, nella loro limpida linearità, dei veri e propri colpi di genio.
Andrea Romeo
Tracce
Gypsy Eyes
Have You ever been
Third Stone from the Sun
Angel
Purple Haze
Hey Joe
The Wind cries Mary
Little Wing
Them Changes
Tagged Edizioni Notami, jazz, Jimi Hendrix, The Freestones