(Harmonia Mundi) www.ibrahimmaalouf.com
La storia di Ibrahim Maalouf si snoda attraverso due continenti. L’Asia rappresentata dal Libano e l’Europa della Francia. Paesi collegati tra loro anche dopo la fine dell’esperienza coloniale tanto che le élite libanesi erano solite usare il francese. Maalouf è figlio d’arte (padre trombettista, madre pianista e famiglia di intellettuali noti nel paese) e ha lasciato il Libano per trasferirsi proprio in Francia. La sua particolare tecnica di suonare la tromba, realizzando i quarti di tono tipici della musica araba piuttosto che di quella occidentale, lo ha fatto apprezzare nel mondo del jazz e in quello della canzone d’Oltralpe (Juliette Gréco, Vincent Delerme, Arthur H tra le collaborazioni) senza però dimenticare la formazione classica. In Illusions, suo ultimo album, c’è forse un po’ di tutto anche se il suono prevalente è quello di un jazz rock dal gusto etnico. Innanzitutto è interessante la scelta strumentale, ovvero un trombettista che inserisce una sezione di trombe a creare l’effetto big band insieme a tastiere, chitarra, basso e batteria. Forse inconsapevolmente, ma con buoni risultati, si ascoltano echi canterburiani in Conspiracy Generation e If You Wanna Be a Woman, mentre nel brano iniziale che dà il titolo all’album ci sono atmosfere di Pinl Floyd di Atom Heart Mother. Gli elementi più etnici sono percepibili in laPRESSE e Busy, mentre True Sorry è legata alla melodia di stampo occidentale. Maalouf dimostra eccellente sicurezza come esecutore e compositore. Forse non è un Cd da puristi del jazz, ma contiene buone idee, anzi ottime.
Michele Manzotti
Tagged Beirut, Ibrahim Maalouf