il popolodelblues

The state I'm in

Un sogno

15 maggio 2012 by Rinaldo Prandoni in The state I'm in

Che la musica abbia anche proprietà terapeutiche è dimostrato da migliaia di esperimenti, ricerche e osservazioni di medici e psicologi di tutto il mondo.

Si sa ormai che la musica è percepita dal nascituro attraverso l’ascolto che ne fa la madre, e sembra che un diverso tipo di musica sia in grado di dare un diverso imprinting al neonato, influenzandone il carattere.

Altra cosa potrebbe essere infatti ascoltare Mozart o i Metallica ma, indipendentemente dal genere, il risultato è sempre positivo, in quanto apre un canale in più di ricezione e prepara la strada ad una futura fruizione.

Alcuni ricercatori si spingono ad affermare che, a seguito di un precoce contatto con la musica, il bambino sviluppa un quoziente di intelligenza più marcato e con molta probabilità nella sua vita sarà molto interessato all’argomento.

Teorie autorevoli sostengono inoltre che la musica, attraverso i tentativi di esprimersi sempre meglio e di perfezionarne le regole, abbia avuto e continui ad avere un ruolo di primo piano nell’evoluzione della specie.

Per aggiungere un carico da dieci sulla bilancia della musica, arrivano ora i risultati di un esperimento condotto dallo psicologo canadese Glenn Schellenberg, il quale ha tenuto sotto controllo per un anno due gruppi di scolari di sei anni, dando loro due distinti orientamenti: uno sulla musica e l’altro su differenti discipline.

Alla fine del periodo, Schellenberg ha constatato che i soggetti avvicinati alla musica dimostravano un Q.I. Superiore agli altri.

Un caso? Può essere. Tuttavia, nessuno può negare che la musica, nelle sue forme migliori, abbia un effetto positivo sull’intelligenza e sulla psiche, stimolando le emozioni e, in ambito medico, contribuendo ad alleviare la depressione.

Da decenni mi occupo di musica e ne sono appassionato, e da decenni mi chiedo come mai non si sia mai proposta e approvata una legge seria che la protegga e contribuisca alla sua diffusione, dalle elementari al conservatorio, creandone anche gli sbocchi professionali per chi la studia.

Magari tentativi ne sono stati fatti, tutti però arenatisi in conclusioni inefficaci e senza futuro.

Sarebbe bello che nel nuovo governo, finora a quanto pare ben intenzionato a portarci su una strada migliore dei precedenti, ci sia un ministro con una sana passione musicale, pronto a prendere in mano la situazione.

Visti i risultati delle ricerche citate sopra, considerando anche solo i vantaggi che se ne ricaverebbero in termini di educazione e di abitudine al ragionamento, il paese ne avrebbe un ritorno eccezionalmente positivo.

Senza contare poi la possibilità di far crescere esecutori, insegnanti e artisti di qualità che contribuirebbero a migliorare l’immagine dell’Italia nel mondo.

Un sogno? Forse, ma è proprio credendo fermamente nei sogni che a volte nascono le più belle realtà.

 

Rinaldo Prandoni