(No Reply) pp. 160, Euro 12 www.noreply.it
A listeners’ guide to a masterpiece
Se c’è un’autrice che ha un rapporto molto stretto con la musica degli Who questa è Eleonora Bagarotti. A partire da Magic Bus, uscito agli inizi degli anni zero per Editori Riuniti, la giornalista italiana ha toccato vari aspetti della musica del gruppo inglese, dai testi al catalogo dei dischi. Stavolta la sua attenzione si è focalizzata un album in particolare del gruppo. Forse non il migliore, ma sicuramente il più famoso. Tommy, uscito nel 1969, è sicuramente un album spartiacque che trasforma un quartetto di musicisti in drammaturghi e attori. La storia del ragazzo cieco, sordo e muto che trova la sua rivelazione e la guarigione grazie al flipper, mostra il grande salto verso un binomio musica-immagine che dal palco finisce prima in teatro e poi sul grande schermo. Un disco che ha il dono dell’unicità, diverso dall’epopea mod di Quadrophenia, nel suo continuo dividersi tra sogno, visioni e realtà. Per questo le chiavi di lettura dell’autrice sono var.
Grazie alle interviste di questo libro monografico, Roger Daltrey e Pete Townshend soprattutto, ma anche il collaboratore del gruppo Matt Kent danno un ampio spaccato di come nasce un lavoro di tale complessità. Al tempo stesso la trasposizione cinematografica, che fu firmata da Ken Russell scomparso da poco, permette alla musica di trovare altri gradi di descrizione grazie alle immagini e agli attori (ricordiamo tra gli altri Ann Margret, Oliver Reed e Jack Nicholson). Brani che valgono tanto anche nella loro essenzialità: a partire dal capolavoro rock Pinball Wizard ad I’m Free, a See me, feel me portata anche sul palco di Woodstock. Di tutto questo l’autrice non si scorda sottolineando le caratteristiche di ogni singolo momento di Tommy senza dimenticare la storia musicale degli Who che viene rievocata in modo sintetico ma esaustivo. Ottimi anche gli apparati (come bibliografia e siti internet) che danno valore a un volume, che seppur limitato nelle pagine, serve a essere tenuto nello scaffale per essere tirato fuori quando si ascolta la musica.
Michele Manzotti