(True North Records / Ird)
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It’s My Way, a modo mio. Così si chiamava il primo album di Buffy Sainte-Marie, nata nella provincia canadese del Saskatchewan in una riserva di nativi americani Cree, e divenuta ben presto un personaggio di rilievo per la sua attività culturale e politico-sociale al tempo stesso. Oggi l’artista, icona del suo Paese tanto da ottenerne la sua massima onorificenza, torna con un disco che ha proprio It’s My Way come traccia iniziale. Un’incisione con tre produttori diversi e dodici brani dalle varie tematiche, di cui dieci scritti da lei. La sua immensa esperienza e bravura sono una garanzia per la bella riuscita di un disco. Ma qui c’è qualcosa di più: un senso di cantautorato molto forte, uno sguardo al futuro lodevole per una persona che ha superato i 70 anni, un’anima Rock e una presenza dell’atmosfera dei nativi americani che va oltre il folclore e si afferma come sfondo stilistico. E poi c’è una voce che dà l’impressione di essere inossidabile. La modernissima traccia titolo si accompagna al recupero della tradizione di We Are Circling, al Rythm’n'Blues si Not The Lovin Kind, a ballate come Ke Sakihitin Awasis e Orion, a momenti Rock come New Generation, brano dal forte contenuto sociale. Contenuto simile a quello di The Uranium War, una storia sul dramma dei nativi americani con cambi di ritmo e sonorità. Tanto di cappello!
Michele Manzotti
Tagged Americana, Buffy Sainte-Marie, Canada, Nativi americani