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foto (c) Giovanni de Liguori
Dopo il concerto di Ferrara di circa 4 anni fa, Sufjan Stevens fa tappa a Milano per il tour di “Carrie & Lowell”, sua ultima fatica discografica, regalandoci un concerto memorabile. Si badi bene però: questo non è stato un qualsiasi concerto di Sufjan Stevens ma è stata la riproposizione integrale del progetto “Carrie & Lowell”. Sufjan porta sul palco il suo dolore , quello della prematura scomparsa di una madre che già lo aveva abbandonato e lo fa senza furbizie invitandoci a casa sua. una casa che forse tra le sue mura non ha mai visto una vera famiglia. Lo fa aprendo il suo album fotografico, mostrandoci i suoi super8, ricordi, colori, sorrisi che appartengono più al mondo di ciò che sarebbe potuto essere e non a quello di ciò che è realmente stato.
L’arrangiamento proposto dal vivo riesce nell’intento di rendere meno scarna la rappresentazione e la lista delle canzoni scivola via arricchendosi di nuovi , tenui colori. Non è un lutto che ha il colore della tristezza, quello di Sufjan, ma è invece uno scrigno che si apre lentamente e sparge una profonda dolcezza dalla quale non possiamo non essere rapiti. Le sole The Owl and the Tanager (dall’EP All Dewlighted People) e Vesuvius (da The Edge of Adz) sfuggono alla rigorosa scaletta e la conclusiva Blue Bucket Of Gold, estremamente espansa e dilatata quasi a divenire una sorta di mantra elettrico, ha il sapore di una catarsi finale dove tutto viene filtrato, purificato e reso pronto per una nuova nascita proprio nel momento in cui si conclude un indimenticabile show che, come lo stesso artista afferma, assume le forme di una vera e propria terapia.
Strepitoso finale con i bis estratti da MIchigan, Seven Swans ed Illinoise quasi a volerci consolare del troppo dolore attraverso il quale siamo stati – piacevolmente – costretti a passare e le finali Casimir Pulaski Day e Chicago, quest’ultima per l’occasione vestita di un manto più leggiadro, hanno avuto il sapore di dolcissime caramelle consolatorie. In attesa di un nuovo giro, di un nuovo indimenticabile viaggio sul coloratissimo ottovolante di Sufjan Stevens.
Giovanni de Liguori
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