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Interviste

Ashley Kahn: “Vi racconto il suono universale”

21 maggio 2016 by Giovanni De Liguori in Interviste

Il Popolo del blues ha incontrato Ashely Kahn in occasione della presentazione del suo volume scritto con Santana “Universal Sound” ed in occasione degli studi su Pop, Criticism and Cold War tenuti dalla professoressa Marilisa Merolla, ordinario alla Sapienza di Roma, nell’ambito dell’Istituo Music Making History.  E’ stato un incontro nel quale si è parlato di tutto e soprattutto di spiritualità connessa alla musica ed alle relazioni umane in genere. Di sicuro un incontro/intervista dal quale uscirne arricchiti anche grazie all’immensa cultura musicale del personaggio, già vincitore di un Grammy,  facente parte dello staff di ricerca della Rock and Roll Hall of Fame, professore alla Ny University e tante altre cose di cui abbiamo parlato via via che si è dipanata la chiacchierata.

Prima di tutto sono onorato di essere qui a parlare con uno dei miei scrittori preferiti, per cui il piacere è doppio: sia personale che come intervistatore

Grazie mille

Tu sei conosciuto nell’ambiente innanzitutto per la mole di lavoro che svolge innanzi tutto come ricercatore di notizie e di fonti. Stavolta è stato più facile dovendo parlare di Carlos Santana, cioè  un artista vivente?

E’ stato differente, un tipo di lavoro completamente diverso. Stavolta c’è stata solo una voce ed una fonte: quella di Carlos. Carlos ha voluto che parlassi con la sua famiglia soltanto una volta e, per quanto riguarda gli amici, soltanto con Michael Carabello. Per tutto il tempo non ho parlato con nessun altro se non con Carlos, perché appunto l’impostazione non è quella di una biografia ma di una autobiografia. Tuttavia, proprio perché questa era l’impostazione io mi sono chiesto se le notizie ed i fatti fossero corretti

Quindi hai verificato ogni notizia…

Ho verificato tutto, ogni singola notizia e particolare e nel 98% per cento dei casi le sue notizie erano esatte. Quell’uomo ha una memoria straordinaria!

Come è stato scrivere un libro, come diciamo in Italia “a quattro mani”? E’ stata la tua prima volta?

E’ stata la mia prima volta, ma la cosa più difficle di tutte è stata assemblare insieme tutte le storie e gli aneddoti di Carlos, è stato come lavorare ad un puzzle. Devo riconoscere però che nelle interviste ho avuto un aiuto importante da parte di Hal Miller, un batterista jazz che vive in Upstate New York, il quale con il suo rapporto di amicizia ultratrentennale con Carlos, ha aiutato sia me che Carlos ad arrivare ad un buon rapporto di familiarità e confidenza. Dopotutto io e Carlos ci stiamo ancora conoscendo ed io sono la persona a cui lui avrebbe dovuto raccontare i suoi segreti più intimi. Per cui, ancora grazie ad Hal Miller per il suo lavoro.

Tu sei uno scrittore ed un giornalista ma anche un dj, un produttore musicale di video producer ed anche un road manager. Quale attività ti diverte di più e, considerato che con tutte queste attività riesci ad avere una visione globale della musica, credi o credi ancora nell’esistenza di un Suono Universale?

Io non credo tanto in un unico suono universale quanto invece in un effetto universale della musica. Tutte le ricerche effettuate sui diversi sistemi sociali dell’uomo hanno sempre avuto portato alla evidenza di un dato comune e cioè la musica. Non necessariamente la danza, ma la musica. Per cui la musica è qualcosa di strettamente correlato all’esistenza stessa del genere umano e bisogna avere enorme rispetto per questa cosa. E Carlos crede profondamente nel lato spirituale della musica in quanto unico mezzo che può mettere in contatto diversi e differenti esseri umani ed anche io credo in questo enorme potere. La mia attività preferita, che è anche quella che riesce a farmi stare in contatto con differenti paesi e differenti persone, è viaggiare, muovermi attraverso paesi differenti e restare in contatto con persone di ogni paese.

Ti ho chiesto del Suono Universale, perché sembra che tutti i tuoi passi in senso professionale siano dettati dalla spiritualità: Kind of Blue, A Love Supreme ed adesso anche Carlos Santana…

Oh si…

A questo punto ci puoi dire quale sarà il tuo prossimo passo?

Questa è una buona domanda. Da settembre mi dedicherò all’insegnamento a tempo pieno presso la New York University ma sto anche lavorando a due diversi documentari che spero possano vedere la luce (come sai, quando si tratta di questo tipo di progetti, non sei mai sicuro che diventino realtà fino a quando non hai la certezza dello stanziamento di un budget). Ho due idee per altri due libri ma, come  capirai,  non posso ancora farne menzione. Però uno riguarda una leggenda del jazz e l’altro invece un musicista rhythm and blues.

Ma anche per questi due nuovi libri seguirai la comune matrice della spiritualità?

Non credo che ci sia un altro modo per fare le cose, tutto è connesso dalla spiritualità. Il mio lavoro è quello di servire la musica. Quando senti qualche musicista jazz dire “sono qui per servire la musica” magari può suonare come un cliché ma dopo tanti anni che lavori nella musica,  con la musica e con i musicisti capisci che quella della musica è una comunità aperta a tutti che è permeata di questa spiritualità. Si tratta di una cosa che non trovi nella comunità finanziaria, politica, industriale, farmacologica e altre. Una cosa che ho fatto ultimamente è stata quella di tenere un discorso nel  Conservatorio di Amsterdam e poi quello di Maastricht ed ho parlato alle classi di studenti dell’ultimo anno.  Sai bene che quando stai per lasciare la scuola, non importa chi tu sia ma è qualcosa che fa paura. E io ho parlato a quei ragazzi che stavano per fare ingresso nel mondo reale dicendo loro di ricordare sempre che la connessione spirituale con la musica, che metterete sempre nella vostra musica, vi farà sentire sempre parte di una famiglia, di una comunità. L’unico lavoro che avrete sarà quello di servire la musica e se non mi capite adesso, un giorno mi capirete. E non è una questione di cosa farete: pop, jazz o altro. Non dimenticate mai di rispettare la musica e la musica vi ripagherà. E questa è la lezione più importante che ho appreso studiando Miles, Coltrane ed adesso Santana. Universal love, Universal music, don’t vote for Donald Trump. Grazie!

Giovanni de Liguori

L’autore ringrazia Marilisa Merolla e Mario Tartaglione 

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