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Suoni dalla Norvegia alla Casa del Jazz
Ketil Bjornstadt e Nils Petter Molvaer




Io adoro la mia città, vivervi a volte è impossibile (ieri sera per fare 200 metri 40 minuti...), eppure ogni pietra del centro di Roma la sento mia e da provvisorio bipede porto su di me il peso della loro storia, di un passato che non è morto e anzi insegna ancora qualcosa. Per questo quando uno spazio di pregio viene recuperato alla fruizione della città per il sottoscritto rappresenta una piccola gioia, un altro passo sulla strada impervia del cercare di sentirsi comunità e se poi questo spazio viene regalato al jazz e soprattutto sequestrato alla criminalità organizzata, bè la soddisfazione è doppia. La Casa del Jazz si trova in un punto di Roma bello e pieno di storia dietro le Terme di Caracalla in via di Porta Ardeatina ed era il villone (gran gusto in verità) di uno dei capi della famigerata banda della Magliana di cui molto si parla di questi tempi grazie a due film ("Fatti della banda della Magliana" di Daniele Costantini e "Romanzo Criminale" di Michele Placido), articoli, interviste ai vari ex (siamo sicuri?) membri della defunta organizzazione criminale. Ricordo, a margine, che autorevoli magistrati i quali hanno seguito e stroncato la banda dicono che il fuoco cova sotto le ceneri. Però qui si vedono i fatti, uno spazio bello e adatto alle sensazioni che il jazz sa dare, soprattutto nell'occasione che ha portato qui il vostro scriba: la presentazione dei nuovi cd di due musicisti norvegesi, Ketil Bjornstadt e Nils Petter Molvaer. Nell'occasione è stata anche presentata la compilation "Norge-Jazz Adventures" realizzata da Universal Classics & Jazz in collaborazione con Radiotre che raccoglie incisioni di artisti nordeuropei da Bugge Wesseltoft a Mari Boine.

Una serata interessante con uno showcase che ha visto la proposta di due musicisti diversi stilisticamente ma concettualmente simili, entrambi cercano una strada "ulteriore" partendo dall'espressione jazz. Il primo, il pianista Ketil Bjornstadt che si è esibito da solo, ha presentato il suo "Floating" (Emarcy) che lo vede per la prima volta in trio insieme alla percussionista Marilyn Mazur e al bassista Palle Danielsson.

Due brani da lui eseguiti tratti dal nuovo cd mostrano un musicista molto preso da una ricerca melodica che spesso abbandona i canoni del jazz per andare verso sensazioni che personalmente mi hanno richiamato la new age o le linee melodiche al centro di parte del percorso del nostro Ennio Morricone. Pianista essenziale ed attento alle armonie Bjornstadt sembra però attratto da sonorità che a volte sfiorano soltanto la citazione, sembrano appoggiate lì per raccontare troppo esplicitamente una storia che forse andrebbe solo sussurrata. Ci troviamo comunque di fronte ad un musicista di quelli importanti, da ricordare la collaborazione con Jon Christensen che lo avrebbe portato ad incidere per la Ecm nel 1993 "Water Stories" insieme al chitarrista Terje Rypdal e poi l'opera "The Sea". Autore anche letterario ha diversi titoli al suo attivo tra i quali ricordo "The story of Edward Munch" per quelli di Arcadia e nel '98 ha ricevuto il Riksmalprisen che è il premio letterario che lo stato assegna ogni anno agli autori di lingua norvegese. La serata vedeva tra gli organizzatori anche l'ambasciata di Norvegia a testimonianza di un supporto all'arte e alla cultura che qualcuno dovrebbe prendere ad esempio...

La seconda parte dello showcase vede sul palco il trombettista Nils Petter Molvaer che si rivelò nel '97 con un albun, "Khmer", che lo vedeva improvvisare su beats elettronici. Questa sera presenta il nuovo intitolato "Er" (Sula/Emarcy) e non vi sognate di pronunciarlo all'americana, si legge come si scrive dice Nils.



Lo ascoltiamo insieme a Audun Erlien al basso elettrico, Rune Arnesen batteria, Jan Bang all'elettronica e "Dj Strangefruit" Pal Nihus. La sua strada lo porta verso l'improvvisazione che però cede sempre più spazio all'elettronica a differenza dei precedenti album. Concerto notevole, pieno di ritmo e testimonianza della ricerca che porta il trombettista norvegese ad allontanarsi dallo stile jazz per calarsi nelle sonorità del nuovo millennio proprio grazie alla capacità di rinnovarsi che la musica nata dal cammino dell'uomo possiede. Ormai vedere un dj in un gruppo jazz non dovrebbe più far storcere il naso anzi credo sia la valorizzazione di un ruolo che altrimenti sarebbe limitato a prodotti, seppur pregevoli, più orientati verso il pop e poco adatti a valorizzare il ruolo proprio in concerto. Nonostante la massiccia presenza dell'elettronica (anche per la ritmica classica) la tromba di Nils Petter Molvaer non scompare fagocitata da atmosfere e loops che invece domina perfettamente e ha ragione quando dice che se un musicista è bravo merita spazio, soprattutto se si muove in direzioni nuove e su supporti al passo con la tecnologia moderna che inevitabilmente influenza l’espressività.


Abbiamo visto sul palco due artisti che esprimono la varietà di ispirazioni presenti nel panorama jazz norvegese che, come giusto, è anche prodotto di influenze diverse tra le quali va senz'altro segnalata quella del folk e del repertorio classico. Grazie alla Ecm, l'etichetta tedesca creata da Manfred Eicher, nel corso degli anni abbiamo imparato ad apprezzare la musica nordeuropea che ancora ci porta verso orizzonti nuovi, quelli delle giornate che non finiscono mai.

Alessandro Mannozzi

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