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Nuovo capitolo della storia di Let it Be Prima di ascoltare il disco si è curiosi di scoprire quale sarà il nuovo volto di Let it Be. La risposta è quella ipotizzabile: il trucco è rifatto, il volto è invariato. Così necessario rivisitare Let it Be? A parte la personale insoddisfazione di Mc Cartney, in Let it Be non c'era niente che non andasse. E, soprattutto, era Let it Be, prendere o lasciare. Certo fa piacere sapere che i Beatles sono ancora nei cuori di chi ascolta musica e che trent'anni dopo il loro mito ha ancora la forza di svettare in testa alle classifiche. Ma di manovre commerciali sul nome dei grandi artisti se ne vedono fin troppe quotidianamente, dalle compilazioni alle pubblicazioni postume. Già One qualche anno fa, raccolta di singoli dei Fab Four saliti al n.1 delle classifiche, portò a riflettere sull'alto riscontro commerciale di questo tipo di operazioni. Se One poteva però avere una sua utilità, la sensazione che si ha ascoltando Let It Be Naked è che cancellare gli arrangiamenti di Spector fosse del tutto superfluo. Considerando, per altro, che ci farebbe più piacere vedere McCartney, proverbialmente un autore di canzoni, proiettato in avanti con un buon nuovo disco piuttosto che a riflettere sul passato dei Beatles. Insieme alla nuova versione di Let it Be c'è un secondo cd con registrazioni di session e prove dei Beatles nel gennaio 1969. Curioso da ascoltare ma costituito solo da un susseguirsi di furtivi spezzoni, di cui i più interessanti sono le rapidissime performance di Paul al pianoforte. L'impressione complessiva che si ha è che chi non ha ancora conosciuto Let It Be nella sua versione originale non comincerà da quella Naked, e che chi invece Let it Be lo conosce bene vivrà questo esperimento soltanto come un gioco. |
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