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Let it be naked
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Let It Be Naked

Ci sono tre tipi di sotto pubblico che gravitano intorno all'ascolto della musica pop: coloro i quali hanno orecchio musicale, quelli che si concentrano nel loro ascolto sulle parole di una canzone, e quelli che restano affascinati dallo stile di vita che la musica o i brani in questione generano (l'attitudine, gli abiti, le movenze, l'atmosfera). Molti fan rispondono in modo primario a una sola di queste costanti, anche se le altre due sono miscelate fra loro in estensioni più o meno a fuoco. Ma quasi nessuno risponde a tutte e tre le sollecitazioni. Ci sono però artisti, pochi artisti, che concentrano nel loro essere tutto questo e che producono dischi che inanellano in una volta solo tutti e tre i parametri. I Beatles sono stati fra i pochi a racchiudere le tre costanti sopra citate e i loro album davano e hanno continuato a fornire inalterate le sollecitazioni di cui sopra. Ma cosa accade se tenti di modificare un personaggio, se spogli la sua musica, se sfati il mito, se colori un film girato in bianco e nero? Perchè lo fai? Il prodotto, il film, l'artista, la sua musica, già è stata fermata. Gioverà perciò solo alla ricerca di nuovi acquirenti, di nuovo pubblico. Ma ce ne è veramente bisogno? In molti casi infatti il cambiamento non muove di molto le acque e alla lunga non accade nulla. Nel caso della musica, piuttosto che di un film, la musica va avanti per ciò che è, per ciò che esprime. E il tentativo di upgrade si riposiziona da solo per ciò che è o che è stato.

Nel caso di Let it be naked le cose andranno più o meno così alla lunga: infatti coloro i quali hanno orecchio per i contenuti musicali non segnaleranno variazioni in questa nuova versione che possa far loro cambiare idea (d'altronde qui la musica è solo un pò più spoglia!), quelli che si concentrano sui testi non impazziranno certo per delle versioni alternative di brani che probabilmente già sapevano a memoria mentre coloro i quali restano affascinati dallo stile di vita che la musica emana resteranno con un pugno di mosche perché in Let It Be naked aver cancellato l'operato del produttore e svengali Phil Spector, chiamato a salvare l'opera e il salvabile, ha voluto dire proprio cancellare l'oltraggioso, sontuoso, ma misurato kitsch di un talento paragonabile a quello di chi ha saputo costruire cattedrali nel deserto e vendere frigoriferi al polo nord, ma con orecchio per la musica e le parole, interpretando, per di più magnificamente secondo l'autore - i tempi che stavano cambiando per tutti, soprattutto per i Beatles.

Con Let it be naked Paul Mc Cartney, principale artefice di questo progetto, nel nome di una azienda che non deve e non può fallire e di un non insospettato orgoglio, tenta di tramutare i quattro baronetti nel suo personale gruppo lì dove Spector aveva tentato di farli sembrare almeno su disco ancora una volta, l'ultima, si sapeva! coesi.

Ma se il tempo sa dare ragione alle cose e al loro ordine naturale, anche quelli che hanno acquistato Let it be naked non tarderanno a fare dietro front e a tornare all'opera primaria, a quella di Phil Spector, testimonianza di un impero che stava lentamente scivolando con i suoi fasti di un decennio tutto trascorso nell'oblio. Questa versione così basica nel far perdere questo senso di ineluttabile sembra più l'ultimo lifting a cui una donna si sottopone per recuperare una bellezza che sta svanendo senza ricordarsi però che anche in quello svanire vi può risiedere vera bellezza.

Ernesto de Pascale

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