Magazines and critics really enjoyed the first album of this N.Y. band. Well, in some tracks the indie pop may be cute but most of the time it is absolutely boring…
Quattro newyorkesi vanno ad aggiungere un nuovo tassello all’ormai sconfinato repertorio indie. I The Pains Of Being Pure At Heart, nome lunghissimo tratto da una favola per ragazzi, si presentano con una canzone in puro stile Lo-Fi. Contender, traccia di apertura del disco, che si apre su un sottofondo di chitarre e distorsioni da noise rock, è un buon brano. Il problema sono i quattro cinque pezzi successivi, che non riescono a deviare dallo stile tracciato all’inizio; con un effetto lievemente perverso. Al primo ascolto il disco è carino, al secondo è normale, al terzo comincia a stuccare, dopo il quarto la tentazione di fare skip è fortissima. Probabilmente i quattro suonano con passione e non hanno niente a che fare con prodotti confezionati dal mainstream, come confermerebbe l’etichetta. Tuttavia, pieni come sono di coretti, rullanti e ritornelli zuccherosi, brani come Come Saturday, This Love Is Fucking Right (soprattutto), The Tenure Itch, sembrano piombati fuori dalle peggiori feste adolescenziali americane. Magari al posto dell’hip hop c’è l’indie pop e i vestiti sono un po’ più cool o finto punk ma l’effetto è piuttosto deprimente.
A salvare un disco accolto con un successo di critica inspiegabile, paragonato addirittura agli Smiths (bestemmia); Stay Alive che rispetto allo stile non cambia poi così tanto ma almeno è una bella canzone e Gentle Sons, che virando un po’ più sul rock, mostra una buona progressione e una tecnica che ai quattro non mancherebbe. Peccato che arrivi dopo mezz’ora.
Matteo Vannacci
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1. Contender
2. Come Saturday
3. Young Adult Friction
4. This Love Is Fucking Right!
5. The Tenure Itch
6. Stay Alive
7. Everything with You
8. A Teenager in Love
9. Hey Paul
10. Gentle Sons
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