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The Who - Pete Townshend - Roger Daltry
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È molto difficile spiegare perchè due sessantenni dal fare un po’ imbolsito, uno dei quali salta sul palcoscenico come un invasato mentre l’altro lo guarda inebetito, racchiudano nel loro fare e nelle loro canzoni l’essenza del rock. The Who sono però la storia del rock con i suoi alti e bassi, con i suoi sconsiderati e scellerati ottovolanti. Dai tempi in cui Pete Townshend e Roger Daltry, i due sopravvissuti al batterista Keith Moon e al bassista John Entwhistle, si chiamavano The High Numbers e suonavano per la comunità Mod di Londra, la musica rock ha avuto in The Who uno dei suoi pi$ grandi alleati. Questo è potuto accadere perchè Daltrey e Townshend vogliono dire lealtà agli ideali, fedeltà alla semplicità, onore alla schiettezza dei contenuti. Al Paleo festival di Nyon in Svizzera come altrove in queste settimane in Eeuropa si è ripetuta la magia della band. Dalla iniziale “I can’t explain“ ai bis di ”Magic Bus” e del medley di “Tommy”, attraverso il meglio di “Who’s Next (“Won’t get fooled again”, “Behind Blues Eyes”, “Baba O’Riley”) Daltrey e Townshend hanno ripetuto a voce alta al mondo di non accettare ne’ il fato, ne’ il destino, ne’ altro. Dal palco abbiamo potuto percepire con felicità ed è questa la buona notizia che più vogliamo dare che due ex nemici per la pelle si battono ancora per i soliti piccolo grandi ideali e questa sera il pubblico aveva, ognuno sul proprio viso, per novanta minuti, la storia della propria vita facilemente leggibile e penetrabile grazie anche una scaletta che ha avuto il tempo per un nuovo brano dal disco in uscita il prossimo 30 ottobre. La musica di the Who produce ancora un effetto di trasparenza e di commozione altissima, perchè, pur ”venendo da un altro posto e da un altro tempo”, come ha voluto ironizzare il Pete Townshend all’inizio del felice concerto. I due restano una pietra preziosa, un’ancora di sicurezza fra le molte incertezze odierne, due marinai che hanno toccato terra dopo un viaggio lunghissimo. The Who sono ancora oggi, come 30 anni fa e ancor di più, documentaristi del mondo che voleva cambiare in meglio e non ci è riuscito ma non si è arreso. |
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