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Gov’t Mule, Milano Alcatraz 4/04/2005
Finalmente! Li aspettavamo da tanto e alla fine Warren Haynes e soci sono arrivati in Italia, per una sola data che ha mobilitato i fan da tutta Italia perché già dalle premesse aveva il sapore di qualcosa di imperdibile. I Gov’t Mule nella formazione attuale si presentano in quattro, Warren (che non solo è leader di questa band ma anche chitarrista degli Allman Brothers) a chitarra e voce, Danny Louis alle tastiere (vintage con tanto di hammond), Andy Hess al basso e l’inseparabile Matt Abts, già nella classica formazione a tre dei Gov’t Mule con il compianto bassista Allen Woody, alla batteria. L’energia che questa band dimostra sul palco è straordinaria, così come la sicurezza che ostenta. Nelle mani del robusto Warren la sua Gibson sembra una scatola di fiammiferi, e il chitarrista la brandisce con il vigore che si confà alla sua stazza guidando la band in una performance carica, precisa, travolgente.
I Gov’t Mule sono uno dei gruppi che attualmente meglio incarna lo spirito delle jam bands, interpretando brani dal sapore rock-blues che spesso si dilatano in vigorosi strumentali che riportano alla mente il filone musicale tanto caro non a caso a bands come gli Allman Brothers o come i Grateful Dead, padri fondatori probabilmente di tutto il movimento delle jam bands. Di sicurezza alla band, dicevamo, non ne manca. D’altronde non c’è da aspettarsi altrimenti da un gruppo che dichiara di avere circa 400 pezzi in repertorio e da musicisti che nel corso della carriera si sono trovati ad affrontare ogni genere di situazione (per un entusiasmante spaccato della vita “back stage” dei Gov’t Mule il consiglio spassionato è quello di acquistare The Deepest End (ATO / Universal, 2003), doppio cd di un concerto live con allegato un dvd in cui si mostra chiaramente la filosofia con cui il gruppo affronta le performances dal vivo).
In scaletta il gruppo propone molti dei brani più celebri dei loro dischi (Sco-Mule, che interpretano inserendo una tiratissima coda strumentale che costituisce uno dei momenti migliori della prima parte del concerto, Bad Little Doogie, Tastes Like wine, Soulshine, Patchwork Quilt, Fallen Down) aggiungendo poi qualche cover celebre come Maybe I’m a Leo dei Deep Purple (registrato in studio per l’album The Deep End vol.1, ATO 2001) e qualche perla finale come la scelta di accennare fra i bis Dear Mr. Fantasy dei Traffic e Cortez The Killer di Neil Young. A parte frivolezze aggiuntive tipo un ottimo merchandising, da dire di questo concerto e di questa band resta solo che per il genere che suonano, senza dubbio, sono i migliori.
Giulia Nuti
Le milleuno attività di Warren Haynes
di Ernesto de Pascale
Ernesto de Pascale intervista Warren Haynes
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