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Elvis Costello & the Imposters: The Delivery Man
(lost Highway /Universal)
www.elviscostello.com
www.losthighway.com



Parte con uno stravolto sette quarti “travestito” il nuovo album ed è il primo segnale di una luce ancora abbagliante, l’arte di Delan McManus non sopita nonostante 26 anni di carriera a pieno regime. Elvis nel solo 2004 ci ha più volte deliziato : oltre a questo nuovo album ha, infatti, messo in commercio un disco con la sua opera “Il Sogno” (che ha presentato dal vivo a New York City), scritto quattro canzoni per la giovane nuova moglie Diana Krall esibendosi qua e là con lei, rimesso in circolazione il bel “Kojak Variety” in versione extendend, partecipato al film sulla vita di Cole Porter “De-Lovely”. Insomma anche Mr. Costello avrà una vita privata, no? Non sembra a dire il vero perché poi tutti questi brani nuovi dovrà pure scriverli prima o poi?…
In “The delivery man “ Elvis Costello licenzia almeno uno tra i più bei brani scritti dagli esordi ad oggi – il recensore lo segue dai tempi della Stiff records e lo sottolinea con orgoglio ! – “country darkness “, davvero un piccolo grande brano. Non di meno, un paio di brani più avanti, giusto dopo un azzeccato duetto con Lucinda Williams nella sporchissima “there’s a story in your voice “, andatevi ad ascoltare “Either Side of Town”, esempio di quel country soul di cui si parla dai tempi di “say it one more time for the broken hearted” (Barney Hoskins, Fontana,1987) un bel libro su cui molti presunti giornalisti dovrebbero farsi le ossa, per rassicurarvi sulle condizioni di forma del nostro. Certamente per questo “The delivery man” Elvis avrebbe potuto giocare di rimando e optare per un disco meno sfaccettato e quello che più ci piace è proprio il suo impegno costante a rimettersi in gioco. Dalla meticolosa costruzione descrittiva di “Bedlam”, un brano dove una musica non distante per metodologia da quella del brano d’apertura regge una storia pazzesca, fino a “Monkey to Man”, che è anche un azzeccato singolo, Elvis non ci fa mai guardare indietro che è poi il gran problema che spesso si ha con artisti con così tanta discografica dietro le spalle. Dei due duetti con Emmylou Harris, “Nothing clings like Ivy“ e “Haert Shaped Bruise”, con quest’ultimo che pare uscito da “Grevious Angel” di Gram Parsons, meglio di gran lunga il secondo mentre il finale ha un sound più retrò, più simile agli esordi, ma infarcito di repentini cambi ritmici e da invenzioni in fase di missaggio come in “neddle time “ la cui lunga coda lascia ben sperare per il “live“.
Elvis, gran lettore, appassionato di buon cinema - impossibile avere così tante immagini a disposizione altrimenti – guida quindi con facilità la ottima band che ha subito, sua fortuna!, pochi cambiamenti dai tempi degli Attractions ad oggi. Steve Nieve alle tastiere e Pete Thomas alla batteria, ricoprendo due ruoli fondamentali, quelli del ritmo e del contrappunto armonico, creano terreno fertile intorno allo stile compositivo di Costello che così può solo crescere bene, grazie anche a una attenta scelta della strumentazione. Anche in questo dettaglio prevale una idea. Steve Nieve – portiamo il suo set come esempio - suona per tutto il disco un piano verticale ma mai un pianoforte a coda (piccola o lunga che sia), differenza sostanziale e chiaro riferimento ai settanta quando gli artisti i piani verticali se li portavano in giro e in studio venivano compressi fino al limite della saturazione.
Tutto perciò contribuisce a fare di questo “The delivery man” il miglior disco di Elvis Costello da un po’ di tempo a questa parte. Ed è proprio il cantautore a fomentare notevolmente a questa sensazione attraverso una ottima gestione di carriera – tutti i dischi di Costello ci sembrano uno più bello dell’altro di anno in anno, no ? ! – dimostrando oculatezza nella quantità e autorevolezza nella composizione. Si arriva quindi in fondo con la sensazione di non aver buttato via i propri soldi e con la voglia di risuonare il cd. Ed oggi, allo stato attuale delle cose da poco, pur sapendo di ripeterci, torniamo a ricordare, che4 non cosa da poco.

Ernesto de Pascale



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