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Vivaverdi - il popolo del blues
VIVAVERDI
(anzi, viva noi)
Lettera aperta agli amici de “Il popolo del blues”
Cari amici,
Leggendo l’ultimo numero di “Vivaverdi” mi sono trovato a riflettere su come possano nascere certe coincidenze e quale sia la scintilla che dà loro forma e consistenza.
Per chi non ne fosse al corrente, specifico che “Vivaverdi” è la pubblicazione che la Siae invia periodicamente ai suoi iscritti, autori ed editori.
La rivista informa sulla vita della società, dà notizia di concorsi e iniziative artistiche e culturali, novità tecniche e legali, pubblica servizi su spettacoli e concerti, insomma, quello che può interessare ed essere utile a chi fa musica o la amministra, il tutto scritto da collaboratori spesso di alto profilo e illustrato da molte foto.
Un ottimo periodico dunque, senonché ultimamente sono stati pubblicati due articoli che mi hanno fatto drizzare le antenne, mettendo in moto il singolare meccanismo di cui dicevo all’inizio.
Ed ecco i fatti.
Alcuni mesi fa un collaboratore de “Il popolo del blues” ha scritto un pezzo intitolato “The independence way”, regolarmente pubblicato sul sito e aperto da una gustosa e neanche tanto succinta disquisizione su come normalmente gli italiani battono a ritmo le mani: in battere anziché in levare, come invece vorrebbe la naturale musicalità.
Un argomento inusuale quindi, non roba da tutti i giorni.
Dopo un po’ di settimane è uscito “Vivaverdi” con un articolo di Oscar Prudente imperniato sul come gli italiani di solito marchino il ritmo con le mani in battere invece che in levare.
Due mesi fa, sempre su “Il popolo del blues”, è stato pubblicato uno scritto rievocativo e descrittivo sul night club, sui suoi artisti più importanti e sulle atmosfere che vi si respiravano.
E ancora, dopo poco più di un mese, ecco “Vivaverdi” con un servizio di Michele Bovi sul night club.
Prudente e Bovi sono persone esperte e preparate, hanno fatto e continuano a fare cose egregie nell’ambito musicale e non credo che abbiano bisogno di consultare questo sito per farsi venire gli spunti.
Tuttavia le coincidenze sono singolari, tanto che, passato il primo momento di perplessità, viene spontaneo rimarcare quello che qui tutti sappiamo ma che è bene ribadire e cioè che “Il popolo del blues”, senza che nessuno si vanti di avere inventato l’acqua calda, di solito anticipa le tendenze.
Non per niente il numero dei contatti col sito aumenta di giorno in giorno.
E allora “Vivaverdi” ma, soprattutto, viva “Il popolo del blues” e chi lo frequenta!
(Master)
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